[Tesi] Progetto di educazione sanitaria: l'infermiere e la prevenzione dalle malattie da sostanze tossiche - 3.5 Il nursing nella prevenzione: i richiami del Codice Deontologici e del Profilo Professionale

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3.5 Il nursing nella prevenzione: i richiami del Codice Deontologici e del Profilo Professionale

L’infermiere nella prevenzione, svolge un ruolo di primaria importanza: può intervenire in tutte le strategie di prevenzione codificate già nel 1982 dall’ OMS e riportate nel testo delle linee guida del 1999, e cioè:

  • strategia di popolazione, in altre parole modificare lo stile di vita e i fattori ambientali responsabili dell’elevata incidenza dell’aumento delle patologie nella popolazione generale;
  • strategia su i pazienti ad alto rischio;
  • strategia di prevenzione secondaria.

L’infermiere, nella prevenzione, svolge un ruolo determinante che può diversificarsi in tre funzioni:

  • Funzione tecnica: l’infermiere collabora con il medico per l’esecuzione di manovre di screening e di indagini che consentono di definire il profilo di rischio di ciascun paziente.
  • Funzione di educatore alla salute: l’infermiere deve, sia in prevenzione primaria che in quella secondaria, promuovere un corretto stile di vita.
  • Funzione di supporto psicologico: ansietà e depressione, irritabilità e aggressività che portano alla negazione della malattia, o, al contrario, a sentirsi inutile, di peso,ormai invalido, dipendente dal medico, dai farmaci e dai familiari, provocano gravi conflitti interiori e difficoltà nel reinserimento familiare e sociale.

L’infermiere è quindi il professionista sanitario che opera nell'ambito della prevenzione informando, educando e sostenendo il cittadino, la famiglia e la comunità verso corretti stili di vita e il rispetto dell’ambiente di vita; della cura cioè con interventi relativi alla diagnosi, cura e riabilitazione; dell'assistenza, individuando e gestendo i bisogni di assistenza della persona e della famiglia e della riabilitazione cioè promuovendo e sostenendo il recupero e il mantenimento della maggiore autonomia possibile, in particolare nelle malattie croniche, ed educando il singolo e le sue persone di riferimento all'autocura e ad adeguati stili di vita.

Gli infermieri, quindi, svolgono attività a carattere preventivo, curativo, riabilitativo e palliativo, che li pongono particolarmente vicini alla persona lungo tutte le fasi della sua vita, dalla nascita all'accompagnamento alla morte.

L’operato dell’infermiere si applica dalla prevenzione, quale insieme di interventi centrati sulla rimozione delle cause di malattia, alla promozione della salute quale processo che consente alle persone di acquisire un maggior controllo della propria salute e di migliorarla.

Nel profilo professionale dell’infermiere si parla di “assistenza infermieristica preventiva” infatti la prevenzione delle malattie è una delle principali funzioni dell’infermiere insieme all’educazione sanitaria.

Ad accentuare il concetto è anche il codice deontologico recitando che “l’assistenza infermieristica è al servizio della persona e della collettività e che si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, di natura tecnica, relazionale ed educativa”- “l’'infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della cultura della salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l'educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori”. Inoltre l’articolo 19 “L'infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della cultura della salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l'educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori”

Nel passato l’igiene pubblica era orientata alla prevenzione e al controllo delle malattie infettive mediante interventi diretti sulla persona, sull’ambiente con l’isolamento, la contumacia, l’educazione sanitaria su l’igiene personale, la lotta alla denutrizione, l’areazione e illuminazione.

Oggi, invece, l’igiene pubblica invece basa tutte le sue risorse all’educazione sanitaria sui comportamenti e stili di vita con interventi di sorveglianza sulla persona, sulla comunità, sull’ambiente orientati su ampie analisi epidemiologiche e sulla valutazione dei fattori di rischio.

Con l’educazione alla salute si vuole aumentare la coscienza individuale relativamente alla propria salute, migliorare la consapevolezza dell’utente favorendo il cambiamento di abitudini con saggia decisione. Promuovere un cambiamento sociale in grado di modificare la qualità di vita è un compito molto difficile e l’infermiere, come poche altre figure professionali, può essere determinante.

Di fronte a queste considerazioni appare sempre più urgente imboccare l’unica strada che fino ad ora non è stata percorsa né nella guerra contro il cancro, né per altre patologie, ovvero la strada della Prevenzione Primaria, cioè una drastica riduzione della esposizione a tutti quegli agenti chimici e fisici già ampiamente noti per la loro tossicità e cancerogenicità.

La dimostrazione di quanto sia vincente la strada della Prevenzione Primaria viene proprio, nel campo dei pesticidi, da quanto è stato fatto in Svezia dove, grazie alle ricerche di un coraggioso medico, Lennart Hardell, negli anni ’70 furono messi al bando alcuni pesticidi: ora, a distanza di anni, in quel paese si sta registrando una diminuzione nell’incidenza dei linfomi.

Ogni sostanza deve essere adeguatamente testata per il suo potenziale cancerogeno e teratogeno, prima di essere immessa nell’ambiente.

Oltretutto bisogna promuovere il Principio Di Precauzione contro il conservatorismo scientifico.

E’ un approccio alla gestione dei rischi che si esercita in una situazione d'incertezza scientifica, che reclama un'esigenza d'intervento di fronte ad un rischio potenzialmente grave, senza attendere i risultati della ricerca scientifica.

Il principio contrasta l’atteggiamento di “stare a vedere cosa succederà prima di prendere provvedimenti” per non turbare interessi in gioco diversi da quelli di salute.

Oggi le agenzie governative sono poste nella condizione di dover attendere la chiara dimostrazione del danno, prima di poter intervenire.

Bisogna tutelare la salute nel periodo prenatale, rafforzare l’attività di prevenzione rispetto ai rischi ambientali, con integrazione della famiglia, delle scuole e dei propri medici. (ISS 2016).

Molto importante in termini di prevenzione è la medicina d’iniziativa secondo cui, invece di aspettare che il “problema”, “l’evento dannoso” si manifesti, a partire da dati concreti si seleziona ad personam i soggetti o comunque la fascia di popolazione più a rischio.

Se si riesce, quindi, con la medicina d’iniziativa a ridurre in maniera sensibile gli eventi che quasi sicuramente si manifesteranno in una determinata popolazione “ a rischio”, si riesce ad attuare anche un discorso in termini di qualità di vita e di economicità: questo perché fare un intervento di prevenzione che riduca e/o eviti l’instaurarsi di un evento dannoso, ad esempio un ictus, costa infinitamente di meno di quanto poi costerebbe gestire negli anni in cui il soggetto sopravvivrà, tenendo conto che molte patologie portano poi ad esiti invalidanti immediati o tardivi.