Puntura accidentale e rischio di sieroconversione per l'infermiere

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Cosa accade, quando un infermiere si punge accidentalmente con un ago contaminato e quali patologie hanno il maggior rischio di sieroconversione? 

Per quanto riguarda il rischio di contrarre un’infezione è necessario ricordare che gli operatori sanitari sono esposti a numerosi agenti patogeni e l’elenco dei casi di infezione occupazionale riportati nella letteratura scientifica internazionale comprende la maggior parte dei microrganismi conosciuti e di quelli emergenti. Il pericolo è diffuso in tutte le fasi di assistenza ai pazienti e/o manipolazione di materiali biologici.

Le Precauzioni Standard, in precedenza note come precauzioni universali, indicano le misure di prevenzione di base da applicare con tutti i pazienti e i loro materiali biologici tra le quali spiccano l’igiene delle mani, i mezzi di protezione individuali e una attenta manipolazione degli aghi e altri taglienti.

Le esposizioni percutanee rappresentano un evento estremamente frequente nelle strutture sanitarie; fra i molti patogeni trasmissibili per via ematica acquisiti attraverso tale modalità quelli più rilevanti sono HIV, e i virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV).

Di questi HBV è l’unico per il quale sia disponibile un vaccino altamente efficace e sicuro; la copertura della vaccinazione negli operatori sanitari non è però ancora ottimale, e spesso manca la verifica di una risposta efficace.

Per l’HIV e l’HCV, la probabilità di contagio a seguito di un singolo infortunio, quale la puntura con un ago utilizzato su un paziente infetto, è mediamente inferiore all’ 1%; in alcuni casi però le caratteristiche dell’infortunio e la contagiosità della fonte rendono il rischio significativamente più alto.

Tale apparentemente bassa probabilità di trasmissione per singola esposizione non deve però far dimenticare che nella pratica medica le occasioni di esposizione al rischio biologico sono innumerevoli.
Nell’ultimo decennio, pur persistendo un apprezzabile pericolo di esposizione a fonte HBV positiva, tale infezione occupazionale è divenuta un evento raro.

Per quanto riguarda l’HIV è stata osservata una significativa riduzione del numero di infortuni a rischio.

Tale fenomeno è essenzialmente legato al rilevante miglioramento della storia clinica dell’infezione da HIV ottenuto dalla fine degli anni ’90 con l’avvento dei farmaci efficaci: la significativa riduzione delle necessità di assistenza sanitaria per questi pazienti ha comportato una conseguente riduzione delle occasioni di rischio per gli operatori (minor numero di ricoveri e di procedure invasive diagnostiche e terapeutiche).

Inoltre, l’efficacia della terapia riducendo la replicazione virale riduce anche la contagiosità. Va inoltre considerato il ruolo dei farmaci antiretrovirali utilizzati come profilassi post-esposizione per ridurre il rischio di infezione. Importante è ricordare che in Italia nuove infezioni continuano a verificarsi (3000-5000 l’anno), il numero di persone viventi con infezione da HIV (attualmente stimato in circa 120.000-150.000) è in incremento ed una quota compresa tra il 15 e il 25% è inconsapevole del proprio stato di infezione.

La riduzione delle occasioni di esposizione occupazionale e della contagiosità dei pazienti non sono state invece osservate per l’HCV; terapie parzialmente efficaci per la cura dei pazienti sono disponibili da meno anni, mentre non vi sono attualmente farmaci utilizzabili come profilassi post-esposizione.

Per la più alta prevalenza di questa infezione nella popolazione generale, la frequenza maggiore di esposizione a rischio biologico negli operatori sanitari riguarda il virus dell’epatite C e casi di infezione occupazionale purtroppo continuano a verificarsi.

Ringrazio il dott. Vincenzo Puro e alla dr.ssa Gabriella De Carli , membri del gruppo di studio PHASE, Epidemiologi presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, e coordinatori dello Studio Italiano sul Rischio Occupazionale da HIV (SIROH), per il prezioso contributo e la disponibilità data.

Le altre domande dell'intervista sono:
1. Quale è la dimensione del problema in Italia? (LINK)
2. Esistono delle analisi o considerazioni per gli infermieri che entrano nel dettaglio dei casi per evidenziare il momento e la modalità dell'infortunio?(LINK)
3. Cosa accade, quando un infermiere si punge accidentalmente con un ago contaminato quali patologie hanno il maggior rischio di sieroconversione? (LINK)
4. Questo periodo di revisione di spesa e quindi di ristrutturazione delle aziende sanitarie può essere un momento favorevole per proporre delle strategie di implementazione?(LINK)
5. Se un infermiere si punge con un presidio che non ha sistemi di protezione ed avviene una sieroconversione deve avere una copertura assicurativa o ci sono dei riferimenti normativi per appellarsi che lo tutelano?(LINK)
6. Suggerimenti (LINK)

 

Foto di Levent Yucelman: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-donna-medico-salute-17019856/