L'infermiere e il turno di notte, idee e suggerimenti...

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La maggioranza degli infermieri lavora su turni e questo è indispensabile per coprire l'assistenza dei pazienti nelle 24 ore. 

Le leggende popolari vedono il turno di notte come un vantaggio, un'occasione per avere un lavoro che da molto tempo libero.

Lavorare di notte invece è impegnativo e quelli che sembrano pregi potrebbero non essere tali.

Il turno di notte consiste nel lavorare per oltre 11 ore consecutive, il pensiero comune potrebbe immaginarsi questo lavoro come uno stare in branda in attesa di una sporadica chiamata, ma non è così.

La credenza popolare è che il turnista che lavora un giorno pomeriggio, il giorno dopo mattina,  poi passa la notte "in panciolle" e poi due giorni a casa sia ottimo. Peccato, che tanti non vedano o ignorano che lo smonto notte è un giorno lavorativo in cui bisogna recuperare il riposo perso.

Di notte il nostro assistito ha terapie a degli orari specifici, monitoraggi da effettuare, controllare i farmaci le scadenze e molto altro che consiste in un lavoro assistenziale pianificato; una parte di esso è a richiesta con un numero di assistiti variabile da pochi nelle terapie intensive fino a decine man mano che si riduce la complessità assistenziale.

Quando si parla di un paziente con una ridotta complessità assistenziale o non critico non vuol dire che l'infermiere ha poco da fare soprattutto di notte.

Il paziente di notte nelle situazioni più semplici si sente solo, non ritrova più le sue abitudini e quindi ogni motivo è buono per chiamare ed essere rassicurati. Nelle situazioni più complesse c'è un aggravamento improvviso e ci si deve attivare per salvargli la vita.

Il turno di notte prevede anche attività lavorative al pari del giorno, ma a questo si aggiunge che di giorno non vengono previsti i lavori di routine come i controlli delle scadenze, riordini o altro.

Per qualche motivo viene ignorato che l'infermiere è un essere umano e di conseguenza di notte dorme come tutti, e che restare svegli richiede di aver riposato il giorno prima, farsi diversi caffè o peggio c'è chi fuma molto per evitare di avere un calo dell'attenzione.

Il carico di lavoro è variabile da reparto a reparto e da giornata a giornata a seconda anche delle condizioni fisiche personali.

Se da un lato l'infermiere deve assistere le persone per consentirgli di ripristinare il loro stato di salute, il fatto di dover andare a lavorare di notte fa si che se ti accorgi al pomeriggio di avere la febbre ti presenti al lavoro lo stesso.

Sicuramente è sbagliato, ma l'alternativa è chiamare un collega che non si è potuto riposare per fare la notte e che ha già lavorato al mattino.

Il tempo passa, prima piano e poi molto velocemente, di pause ce ne sono ma si deve restare vigili e svegli, con qualche caffè, qualche pacchetto di sigarette, qualche spuntino per resistere alla fame.

A questo punto sorge spontanea una domanda, cosa si può ottenere dopo 10-20 anni così e qual è lo stato di salute dell'infermiere?

I lavoratori in Italia sono tutelati, esiste una normativa severa, eppure sul lavoro notturno non la capisco. Esiste un algoritmo complicato che mi sembra compreso e interpretato in diverso modo a seconda di quello che conviene.

Se ho capito qualcosa ci sono due definizioni importanti, lavoro notturno e lavoratore notturno:

È considerato lavoro notturno la prestazione effettuata per un periodo di almeno sette ore consecutive che comprende l’intervallo di tempo tra la mezzanotte e le cinque del mattino, ossia:
- tra le ore 22 e le ore 5;
- tra le ore 23 e le ore 6;
- tra le ore 24 e le ore 7.

Quindi, se faccio una notte dalle 20 alle 7 sono 11 ore consecutive direi che è lavoro notturno, ma l'indennità per quante ore viene corrisposta?

Perchè se ho letto bene le parole chiave è considerato lavoro notturno, la prestazione che ha almeno 7 ore consecutive ... quindi la notte di 11 ore è tutta lavoro notturno, quante ore sono segnate in busta paga? 

Viene poi definito lavoratore notturno “qualsiasi lavoratore che svolge durante il periodo notturno:

-Almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale;
-Almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dal contratto collettivo. E in assenza di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga per almeno 3 ore lavoro notturno per un minimo di 80 giorni lavorativi all’anno (e tale limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale).

A questo punto come turnista faccio 6 notti al mese, per 10-11 mesi sono 60-66 notti/anno, e sono un lavoratore notturno? li faccio questi 80 giorni?

E' facile definire un giorno lavorativo se uno fa 8-14 sono 6 ore ma se fa 8-20 è ancora un giorno lavorativo? se una notte inizia un giorno e finisce in un altro diventano 2 giorni o resta uno?

Chi ha fatto questa legge poteva pensare a chi deve capirla?

Comunque sono riflessioni pindaliche e che potrebbero essere fatte proprio durante il turno di notte, che a un certo punto finisce e arriva il momento più pericoloso, il rientro a casa.

Di notte nei reparti sono presenti il medico, l'infermiere e l'oss, il medico può dormire e viene chiamato al bisogno, l'infermiere e l'oss sono chiamati a rispondere alle necessità assistenziali, questo fa si che siano pochi i reparti dove è possibile per l'infermiere riposare durante il turno notturno e se lo fa rischia sanzioni disciplinari in quanto non previsto da nessuna attività.

Si spendono migliaia di euro in DPI per la sicurezza del lavoratore, però a nessuno interessa se l'infermiere o l'oss non hanno dormito nemmeno un'ora e se nel rientro a casa si mettono alla guida di un veicolo e diventano un pericolo per sè e per gli altri

Quando si è a casa dobbiamo evitare l'effetto jet lag tipo cambio del fuso orario e riposare ma può non bastare.

Fare le notti altera il ritmo sonno veglia, determina degli effetti sull'umore, rende più nervosi. Ci sono degli effetti sulla memoria a breve e a lungo termine, perchè lo stress della notte ha degli effetti a prescindere dal fatto che si riconoscano oppure no.

Forse è molto semplicistico ma l'effetto sulla memoria è, secondo me, uno dei motivi perchè come infermieri siamo una categoria mite e tranquilla e se al risveglio si riceve una chiamata per tornare a far notte o per saltare il riposo... non si dice mai di no.

 

Foto di Henryk Niestrój da Pixabay