Infermieri militari e la guerra all'ignoranza italiana

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Sul quotidianosanita.it è comparso un articolo dal titolo, "Infermieri militari. "Dottori" per legge ma non per la Difesa " dove si segnalava il problema che nella nostra difesa se da un lato sono pronti a fare shopping di tecnologie da guerra all'avanguardia dall'altro non si pone il problema di aggiornare i propri graduati ed è scoppiata la guerra del botta e risposta...

 

Gli articoli sono 4 e fanno emergere una situazione che evidenzia come la difesa non è in grado di fare una verifica interna e che l'obbedienza cieca fa solo sbattere il naso sulla porta.

Nel primo articolo Infermieri militari. "Dottori" per legge ma non per la Difesa (LINK) E.B. dottore in infermieristica segnala come da un lato la situazione internazionale (la NATO) è avanzata e consente agli infermieri di fare corsi dirigenziali, mentre in Italia gli infermieri sono subalterni alle crocerossine volontarie la cui figura dovrebbe essere creata giusto per le emergenze e della presenza di colonnelli medici che non hanno mai superato gli esami finali.

(apro una parentesi, ma in Italia non era vietata la discriminazione sessuale, qualcuno sa se ci sono dei crocerossini?)

Comunque la segnalazione di EB è stata ripresa dal dott. Alessandro Vergallo, presidente Presidente AAROI-EMACC Lombardia,( LINK) l'articolo dal titolo "Infermieri militari/2. Quando i caporali vogliono fare i generali" (LINK) e gia dal titolo si capisce come la pensa e nell'articolo si lascia andare, però è solo la dimostrazione che quando si ignora una cosa è inutile sparare la prima cosa che ci viene in mente.

Gli rispondono prima Eugenio Corigiano infermiere  e presidente AILF che prontamente segnala tutti gli aspetti normativi e non permette che siano dette delle inessattezze, e il quotidianosanità pubblica la sua risposta , Infermieri militari/3. Anacronistico non possano essere ufficiali (LINK)

Poi EB dottore in infermieristica, chiude il discorso, Infermieri militari/4. Altro che caporali. Negli Usa sono generali! (LINK) dove evidenzia il gioco di poltrone sulla laurea in infermieristica in Italia ma poi queste due frasi tratte dall'articolo riflettono bene la conclusione:

In ambito internazionale la dirigenza infermieristica, sia civile che militare, non dipende affatto da quella medica; a tal proposito sono tanti gli esempi che potrebbero essere menzionati, uno fra tutti il Generale Infermiere Patricia Horoho che dal 2011 ha assunto il comando dell'U.S. Army Medical Command.

Preso atto che nel contesto internazionale la "classe medica italiana" evidentemente non è riuscita a sostenere scientificamente l'assurda "teoria della gerarchia medico-infermieristica", dovrebbe far sieramente riflettere il fatto che in Italia si sia preferito valorizzare gerarchicamente il Corpo delle Ausiliarie Crocerossine, non quello degli Infermieri! Dovrebbe altresì far riflettere il fatto che questi ultimi continuino ad essere subordinati anche agli Ufficiali "medici non laureati", ex matricole universitarie che non hanno portato a termine gli studi e che quindi non possono esercitare alcuna professione.

 

Il 9 agosto i botta e risposta continuano, e da una posizione ufficiale anche Francesco Falli il presidente IPASVI di La Spezia che è sempre attento alle comunicazioni sulla nostra professione, e risponde "Infermieri militari/5. La resistenza al cambiamento fa male soprattutto al malato (LINK).

 

I problemi evidenziati da EB di un iceberg e sarà banale ma forse è un altro fronte in cui la Federazione deve entrarci e ottenere lo spazio che merita anche nel settore della difesa.

Franco Ognibene

 

 

 

 

 

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