L'infermiera di oncologia: gestione antineoplastici ed esiti avversi nella gravidanza

donna incinta
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Lo studio pubblicato su Nursing Open dal titolo: "Influence of occupational exposure to antineoplastic agents on adverse pregnancy outcomes among nurses: A meta-analysis" ci mostra una dura realtà.

Quando si scrive che gli esiti avversi di una gravidanza riguardano una specifica professione dovrebbe essere un problema di portata nazionale, soprattutto se si tratta di una professione dove il 90% sono donne.

Il problema è studiato dal 1985, forse troppo per non avere ancora una risposta. Le pubblicazioni sono molte e ripetute nel tempo arrivando a consentire una meta-analisi.

Cos'è una meta-analisi?

La metanalisi è una tecnica clinico-statistica quantitativa che permette di combinare i dati di più studi condotti su di uno stesso argomento, generando un unico dato conclusivo per rispondere a uno specifico quesito clinico (link saperidoc).

In pratica, la pubblicazione è il resoconto che prende in esame i dati da altri articoli e tramite una procedura condivisa aggrega i dati usando metodi statistici avanzati per analizzare e interpretarne i risultati.

Lo studio "Influenza dell'esposizione professionale agli agenti antineoplastici sugli esiti avversi della gravidanza tra gli infermieri: una meta-analisi" cosa afferma?

Pubblicato su nursing open (articolo in inglese tradotto con google) ha delle conclusioni drammatiche:

L’evidenza attuale mostra che l’esposizione professionale agli agenti antineoplastici aumenta il rischio di aborti spontanei, nati morti e anomalie congenite dei feti. È necessario prestare attenzione alle esposizioni professionali causate da agenti antineoplastici, soprattutto per le infermiere in età riproduttiva. I manager dovrebbero adottare contromisure tempestive ed efficaci per garantire la loro sicurezza sul lavoro e ridurre il rischio di esiti avversi della gravidanza.

L'unione dei dati statistici porta a conclusioni che sono forti per l'argomento trattato ma non ritengo che sia condivisibile quanto affermano.

Lo studio più datato entrato nella meta-analisi è l'articolo del 1985 di Hemminki, K. , Kyyronen, P. , & Lindbohm, ML  Aborti spontanei e malformazioni nella prole di infermieri esposti a gas anestetici, farmaci citostatici e altri rischi potenziali negli ospedali, sulla base delle informazioni registrate sugli esiti . Giornale di epidemiologia e salute comunitaria , 39 ( 2 ), 141 – 147 . https://doi.org/10.1136/jech.39.2.141)

Personalmente ho lavorato in oncologia all'inizio degli anni '90 quando in Italia i chemioterapici si diluivano nella guardiola infermieri e nel foglietto illustrativo c'era scritto provoca il cancro e tante altre brutte cose.

Nel tempo ho visto cambiamenti enormi nella gestione dei chemioterapici e alla fine degli anni '90 la situazione era totalmente cambiata grazie alla normativa sulla sicurezza del lavoro (DL626 del 1994).

Da molti anni lavorare con i chemioterapici è definito un lavoro che prevede la gestione di sostanze cancerogene.

La meta-analisi riguarda studi cinesi e statunitensi perchè sono quelli che gli autori sono riusciti a reperire, probabilmente due paesi che hanno un'attenzione maggiore verso le condizioni di salute delle infermiere e maggiore trasparenza dei dati.

Guardando gli studi scelti i campioni di popolazione sono dell'ordine di centinaia di gravidanze, per questo la meta-analisi unisce tutti i dati e ne potenzia il risultato statistico.

La questione è capire cosa ha unito la statistica, non so se negli USA si lavora ancora come negli anni '90, ma in Italia ci sono stati cambiamenti importanti e se gli autori avessero pensato all'evoluzione tecnologica non avrebbero preso in considerazione studi così datati.

Attenzione

Gli studi che analizzano centinaia di studi a loro volta, sono importanti, perchè hanno consentito di sensibilizzare le infermiere verso un tema come il rischio della procreazione. Gli studi piccoli hanno poi sollecitato studi più complessi come quello del 2021.

Lo studio coinvolge migliaia di infermiere Nassan, FL , Chavarro, JE , Johnson, CY , Boiano, JM , Rocheleau, CM , Rich-Edwards, JW e Lawson, CC ( 2021 ). Gestione pre-gravidanza dei farmaci antineoplastici e rischio di aborto spontaneo nelle infermiere . Annali di Epidemiologia , 53 , 95 – 102.e102 . https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1047279720303483?via%3Dihub

Lo studio conclude 

Abbiamo osservato un'associazione suggestiva tra la gestione della manipolazione di farmaci antineoplastici e l'aborto spontaneo, in particolare, tra gli infermieri che non utilizzavano costantemente DPI ed EC con associazioni più forti per le perdite nel secondo trimestre .

Lo studio del 2021 è stato realizzato in Canada e Negli USA grazie al programma Nurses’ Health Study-3 ed è basato sulla partecipazione spontanea di infermiere e infermieri. Questo ha consentito di raccogliere dati su migliaia di infermiere e di rilevare che l'esposizione e il mancato uso di DPI è associato ad un rischio di aborto spontaneo.

Nella gestione dei chemioterapici o di farmaci pericolosi ci sono tre termini che sono molto diversi fra loro e sono:

  • manipolazione, quando si diluiscono i farmaci, che da alte concentrazioni vengono diluiti in concentrazioni minori;
  • contaminazione, quando un farmaco esce dal suo contenitore e viene a contatto con cute e mucose;
  • esposizione, quando ci sono tracce del farmaco nell'ambiente perchè disperso in piccole dosi, dal paziente, tramite la perspirazio ecc.

Situazioni molto diverse che, anche lo studio del 2021, non definisce di netto, ma essenzialmente lancia un allarme del tipo "Huston abbiamo un problema" (cit. apollo 13), un grosso problema.

Io sono Franco un infermiere con esperienza, ma non di gravidanze, però vorrei osservare che l'aborto spontaneo è spesso associato anche a fattori di stress, come dimostra lo studio del 2023 Perdita del lavoro durante la gravidanza e rischio di aborto spontaneo e di natimortalità.

Il fattore stress in oncologia 

Ancora presente, ma era molto più presente negli anni '90 perchè il paziente riceveva la diagnosi oncologica tardivamente. Erano presenti meno tecnologie per lo studio della malattia, non si affrontava la morte con le cure palliative e in reparto avevi molti decessi sofferti. 

Oggi, in Italia, ci sono i reparti di cure palliative che offrono una migliore qualità di vita e c'è la possibilità di essere assistiti al domicilio fino all'ultimo giorno. Grazie alle novità terapeutiche e diagnostiche molti pazienti sono seguiti nei day hospital oncologici e non faranno un giorno di degenza.

La situazione in Italia non è soggetta ad indagine come il programma Nurses’ Health Study-3, ma i casi di aborto spontaneo sono rilevati dall'ISTAT i dati degli aborti spontanei arrivano fino al 2021 sono stati un totale di 42420 e di questi entro la 12° settimana sono stati 37729.

Queste cifre sembrano impressionanti ma sono sottostimate perchè come riporta l'ISTAT non includono i casi che comportano una visita ambulatoriale o un accesso in Day hospital.

Che sia lo stress o la contaminazione ambientale lo studio però solleva delle domande forti per la situazione le infermiere e gli infermieri italiani?

  • Le infermiere che lavorano in oncologia fanno un lavoro come gli altri?
  • Le infermiere hanno bisogno di una sorveglianza dedicata per prevenire il rischio di aborto spontaneo?
  • L'infermiere italiano ha bisogno di più trasparenza con report dedicati riguardo alle malattie lavoro correlate?

Bibliografia: