Gli ospedali e l'assistenza possono essere più ecologici?

plastic waste
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La sanità ha dei costi e consumi importanti, i recenti aumenti delle bollette hanno finalmente spostato l'attenzione sul costo energetico delle strutture sanitarie. 

Ogni giorno, nelle nostre case, cerchiamo di essere più ecologici possibili e vediamo che sempre di più le industrie si stanno spostando verso politiche green che forniscono di conseguenza prodotti più ecologici.

Quando andiamo a lavoro però ci proiettiamo delle industrie più inquinanti al mondo.

La dispersione e l'utilizzo di energia non necessaria porta inevitabilmente ad un aumento della CO2 e dell'effetto serra.

Il calcolo del costo energetico e dell'inquinamento nella sanità è stato fatto integrando tutti i costi della filiera: dalla produzione dei farmaci e dei presidi, al trasporto dei materiali, fino allo smaltimento dei rifiuti. 

Il consumo di energia elettrica e la produzione di rifiuti porta l'assistenza sanitaria mondiale ad essere il quinto produttore mondiale di CO2 esattamente come una grande nazione inquinante.

Ora, se le industrie cercano di essere più ecologiche, cosa può fare la grande industria sanità se non iniziare perlomeno a porsi delle domande come:

Possiamo essere più ecologici e ridurre l'impatto ambientale?

Questa domanda è semplice e dovrebbe diventare il mantra dei direttori sanitari in ogni momento della gestione. 

Sia nel momento in cui si costruisce un nuovo ospedale sia nel momento in cui si ha davanti un ospedale che sta cadendo a pezzi.

Le scelte che vengono fatte all'avvio di un ospedale spesso si concentrano sull'avere dei costi di partenza bassi passando dalla costruzione di muri e infissi di bassa qualità o dall'utilizzo di apparecchiature in gestione e non proprie così che vengano controllate regolarmente e riuscendo a spendere poco nell'immediato.

Gli ospedali spesso soffrono di una progettazione vecchia o forse troppo economica.

Gli edifici, soprattutto quelli di qualche decennio, hanno spesso infissi metallici e in alcuni casi mancano i doppi vetri alle finestre portando all'impossibilità di regolare la temperatura della camera.

In inverno gli infissi fanno freddo e d'estate caldo, comportando un utilizzo improprio di climatizzatori senza ottenere comunque un temperatura adeguata e c'è chi soffre il freddo e chi il caldo.

Di conseguenza, questi sistemi strutturali sono sicuramente un costo d'inverno ma in estate con la climatizzazione il problema si accentua perchè abbassano molto la temperatura e l'apertura delle finestre comportando dispersione di calore e quindi sbalzi di temperatura ed un costo energetico non solo alto ma anche inutilmente disperso nell'ambiente.

La progettazione, alla luce delle classificazioni energetiche degli edifici, dovrebbe dare un'idea ai committenti di quanto andranno a spendere nel tempo facendogli capire che i soldi risparmiati ad inizio costruzione saranno poi sprecati in termini di dispersione termica nel tempo.

Gli ospedali hanno superfici esterne enormi che per metratura potrebbero ospitare centrali fotovoltaiche.

Ma non basta.

La domanda in realtà è molto più ampia e ad essere più green non è solo la costruzione in sè ma andrebbe fatta anche sugli appalti a tutti i livelli, dalla fornitura dei farmaci ai servizi di lavaggio delle lenzuola.

Non credo esista una certificazione green dei fornitori della sanità.

L'assistenza al paziente può essere più ecologica?

Sicuramente si, la tecnologia può contribuire, ad esempio con un miglioramento nella gestione del microclima e della luce attraverso sistemi automatici che non lasciano accesi le luci quando non ci sono persone all'interno.

Ma la nostra attenzione negli ospedali può essere orientata verso tanti obiettivi ma la loro realizzazione in realtà complesse coinvolge molte figure ad esempio la differenziazione dei rifiuti.

La differenziazione dei rifiuti in reparto oggi è un'utopia, non per l'impegno che l'infermiere ci può mettere ma per i limiti imposti.

I prodotti sono confezionati con imballaggi superiori alla necessità e spesso hanno anche due tipi di rifiuti, plastica e carta insieme per cui differenziarli richiederebbe carrelli con più contenitori di rifuti.

Inoltre, ci dovrebbe essere chi ritira e continua a mantenere separati i contenuti e non che poi butta tutto in un sacco nero.

Inoltre, se la raccolta differenziata è fatta da tutti, dovrebbe generare dei feedback sulla quantità di rifiuti raccolta e la CO2 risparmiata con il riciclo all'interno della propria realtà lavorativa.

Questo perchè se nel proprio contesto non c'è la catena bidoni dei rifiuti differenziati: ritiro, deposito e riciclo della differenziata; o è una farsa o una truffa, dipende.

Un'altro esempio è la gestione delle scorte in reparto, una sovragiacenza può capitare, perchè la tipologia di pazienti che utilizza il prodotto non è più ricoverata o c'è stato un ordine errato o perchè il prodotto ha una scadenza breve e rischia di essere buttato.

Bisogna stare particolarmente attenti perchè la sovragiacenza è inutile, sono soldi che non vengono utilizzati ma sono anche prodotti che hanno generato ingenti quantità di CO2 per essere fabbricati che rischiano di essere buttati.

La soluzione sarebbe semplice, se per la farmacia utilizzassimo un programma ecommerce qualsiasi potremmo fare il reso ma per comprendere un'azione del genere bisogna coinvolgere le aziende informatiche che gestiscono e progettano il programma e tutto diventa molto costoso.

Negli ospedali il consumo inutile di energia poi non si riflette solo in un costo di soldi ma in un costo in tasse per noi che dobbiamo rientrare di quelle spese.

Oggi lavoro nell'unica industria dove il tema green non interessa e la direzione è quella di crescere nella produzione di CO2 quindi chiedersi se possiamo essere più ecologici è solo il primo passo di un cammino che deve necessariamente iniziare al più presto.

 

Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay