Ostruzione bronchiale, spirometria e plestimografia

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L'ostruzione dei bronchi è spesso la causa di patologie del sistema respiratorio, in genere caratterizzate dalla compromissione del flusso espiratorio forzato.

Per indagare la causa, l'entità e la gravità dell'ostruzione si utilizzano due esami principali: la spirometria e la plestimografia. 

L'ostruzione bronchiale può avvenire per via di:

  1. Fattori endobronchiali: all'interno del lume dei bronchi sì va ad accumulare muco in eccesso, che impedisce il normale flusso dell'aria creando irritazione e infiammazione
  2. Fattori parietali bronchiali: ipertrofia, spasmo della muscolatura liscia, infiltrazione flogocistica, edema della parete e lfibrosi peribronchiale da flogosi
  3. Fattori peribronchiali: distruzione delle fibre elastiche  con riduzione della trazione radiale sulla parete bronchiale.

Le patologie principali che causano ostruzione bronchiale sono:

  • Enfisema polmonare, 
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), 
  • Asma bronchiale, 
  • Fibrosi cistica.

Spirometria VS Plestimografia

La diagnosi viene confermata principalmente grazie alla spirometria.

La spirometria è un esame dall'esecuzione semplice per il paziente, il quale deve deve espirare forzatamente nello spirometro, arrivando all'espirazione massima.

Grazie a questa indagine è possibile misurare il volume polmonare e la pervietá dei bronchi.

La Plestimografia invece è un'indagine diagnostica specifica per misurare i volumi polmonari.

Si fa espirare il paziente attraverso il plestimografo in una cabina con una certa temperatura e pressione.

L'esame si basa sulla legge fisica di  Boyle Pk=V grazie alla quale si riesce ad ottenere la misura del volume residuo nei polmoni. 

Questo perchè a temperatura costante, il volume di gas, in questo caso l'aria, in un contenitore, varia inversamente ai cambiamenti di pressione, e il prodotto della pressione e del volume nel sistema è costante.

Quindi misurando i cambiamenti di pressione si possono ricavare i volumi assoluti se le variazioni di volume sono note.

L’esame viene eseguito nella cabina pletismografica attrezzata per misurare cambiamenti di pressione, flussi o volumi

Non è un esame immediato da eseguire per i pazienti che soffrono di claustrofobia.

La differenza tra le due metodiche diagnostiche

Entrambe sono due "tipologie" di spirometria:

La spirometria classica che potremmo chiamare "semplice", è il test di funzionalità respiratoria più comune e si ricavano: la capacità vitale forzata (FVC), ossia il volume d’aria espirata forzatamente dopo un’inspirazione massimale, e il volume massimo espiratorio forzato in 1 secondo, ossia il volume d’aria espirato durante il primo secondo di un’espirazione forzata.

Dalla forma della curva flusso-volume si può capire se si è in presenza di un deficit ostruttivo (qualcosa ostacola l’ingresso dell’aria nei polmoni) o restrittivo (il polmone non si espande normalmente).

La pletismografia si potrebbe intendere come spirometria "globale" o  con cui è possibile calcolare la capacità polmonare totale (CPT), cioè quanta aria è contenuta nella gabbia toracica, compresa quella che rimane nel torace al il volume residuo (VR).

Grazie all’esame pletismografico è possibile misurare anche le resistenze delle vie aeree.

Sitografia e immagini

Foto di Anna Shvets