Pulsossimetri da dito, indicazioni e casi per l'utilizzo

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pulsossimetro dito fdaOggi è possibile trovare pulsossimetri da dito a partire da 10 euro, il prezzo ne ha favorito la diffusione ma l'utilizzo su un paziente con patologie croniche o acute richiede di prestare molta attenzione.

Il pulsossimetro a cosa serve?

Che sia un pulsossimetro da dito o ospedaliero  nelle sue funzioni di base ci restituisce due dati: uno è la frequenza cardiaca con la conta dei battiti al minuto, e l'altro è quello che gergalmente tutti chiamiamo l'ossigenazione o saturazione del sangue.

I dati che leggiamo: per convenzione il primo in alto è "l'ossigenazione" che come unità di misura utilizza la saturazione parziale di ossigeno SpO2 e ci fornisce un numero che va da 0 a 100, l'altro dato come detto è la frequenza cardiaca cioè i battiti che il cuore ha in un minuto. Il sensore li calcola in pochi secondi.

Il sensore in realtà non sa nulla dell' ossigeno e non lo vede nemmeno ma nonostante ciò, riesce a rilevare l'emoglobina nella sua forma legata all'ossigeno e emettendo una luce rossa e una infrarossa riesce a calcolare la percentuale.

Il pulsossimetro, fino a un decennio fa, era costituito da un sensore unito ad un corpo delle dimensioni di un piccolo mattone con un filo, nel corpo macchina c'era la parte elettronica per calcolare i valori.

 Oggi l'elettronica si è miniaturizzata e tutto il dispositivo può essere incluso nelle dimensioni del sensore.

Il funzionamento è sempre quello, che sia un dispositivo grande o delle dimensioni del dito, quello che è cambiato è la progettazione, per un uso prolungato e la presenza di algoritmi che sono in grado di compensare eventuali errori.

In generale sono strumenti semplici:

  • c'è un pulsante di accensione,
  • un diplay per leggere il dato,
  • un alloggiamento per le batterie
  • un paziente che mette il dito nel sensore.

I dispositivi più accurati mostrano un'onda che da un'idea della perfusione del dito e quindi dell'accuratezza del dato che leggiamo.

Il pulsossimetro da dito o quello da ospedale misura un dato che è una percentuale, ad esempio si accende, si posiziona e segna 98%, tutto bene? Se segna 88% allora ci sono dei problemi?

Il pulsossimetro in realtà non ha idea se sta misurando ossigeno o altro, rileva la percentuale di ossiemoglobina e quindi in condizioni ottimali ci restituisce un valore che dice la percentuale di emoglobina legata all'ossigeno, questo dato lo traduciamo noi nell'ossigenazione del sangue. 

Attenzione però che se l'emoglobina si lega anche al monossido di carbonio e dallo strumento viene letta come ossigenata perchè la forma della molecola è uguale, per questo motivo se un fumatore si misura l'SpO2 dopo una sigaretta potrebbe avere il 100%, crede di essere perfetto invece è solo intossicato dal CO nel sangue.

Se la saturazione viene rilevata come normale mentre il paziente è in un evidente stato di sofferenza, il valore deve essere ignorato e si deve dare la precedenza ai sintomi riferiti dal paziente e la si deve considerare un'urgenza/emergenza e chiedere subito assistenza.

Quando una saturazione è in un range che riteniamo "normale" per la persona in esame, ma quest'ultima inizia a manifestare palesemente fatica a respirare in modo più o meno evidente.

I sintomi potrebbero essere dati da:

  • ansia, agitazione,
  • broncospasmo, ostruzione tracheo bronchiale,
  • problemi cardiaci,
  • anemia, ipotensione.

Le condizioni sopra potrebbero essere associate a tachicardia, se sono in atto patologie note la funzione del pulsossimetro è quella di capire se si sta agendo per un recupero cercando di applicare soluzioni note che siano esse non farmacologiche o farmacologiche.

Ricordiamoci che sapendo di patologie note che non alterano la saturazione e rientrano, perchè ad esempio il paziente cardiopatico o anemico  ha fatto uno sforzo, se di solito si ferma e recupera tutto bene, ma se il saturimetro invece segnala una riduzione non solita della SpO2  va allertato l'infermiere o il medico nel più breve tempo possibile, al limite l'episodio si è solo prolungato, ma se necessario si è pronti per un'eventuale terapia medica.

Ad esempio anni fa mi è capitato un paziente che non riferiva alcun malessere e doveva andare a fare una radiografia al torace, 50 anni, corporatura normale, lamentava una leggera astenia, messo in sedia viene accompagnato ma dopo pochi metri ha accusato nausea e vomito senza motivo apparente.

Il paziente non presentava cianosi ma solo nausea e vomito, misurata la SpO2 valore 60%, valore reale o causato dal movimento, non importa, subito a letto con O2, poi è stato valutato con "calma".

Il crollo dell'ossigenazione era stato poi dimostrato dalla radiografia che evidenziavava un danno diffuso per linfangite neoplastica.

La saturazione ha dei range normali?

In una persona in salute e non fumatore potrebbe oscillare da 96 a 100% c'è da ricordare che gli strumenti più seri segnalano un range di errore che di solito è del 2%.

In un ex fumatore la SpO2 potrebbe oscillare dal 92 al 96% a seconda di quanto ha fumato e dei danni che ha causato ai propri polmoni, chi ha fumato per decenni non recupererà mai tutto.

In un paziente con problemi polmonari si potrebbe adattare ad una SpO2 che in assenza di ossigenoterapia è stabile a 88-92%, in questo caso il paziente si adatta ad un regime di attività fisica a bassa energia ma in caso di minimi sforzi è un dramma perchè il crollo dell'ossigenazione potrebbe essere imminente.

Quanto si riduce l'ossigenazione se trattieni il respiro?

Una persona sana non fumatore che si mette un saturimetro e va in apnea per vedere se il saturimetro rileva la diminuzione di O2 da un 98-99% potrebbe restare deluso.

Mettersi in apnea potrebbe portare al manifestarsi di contrazioni diaframmatiche che costringono la ripresa della respirazione (quando le contrazioni diaframmatiche cessano, si perde conoscenza, nozioni base di apnea).

La prova può essere utile per comprendere la delicatezza di gestire una persona che vive con un valore che oscilla da 88 a 92% di SpO2. 

Il pulsossimetro da sempre un dato esatto?

Le situazioni in cui non riesce a rilevare un dato esatto sono:

  • dito freddo, la vasocostrizione periferica impedisce un flusso sufficiente alla misurazione,
  • tremori, possono essere dati da senescenza, parkinson o febbre, interferiscono con la lettura,
  • aritmia cardiaca, interferisce con la lettura della frequenza cardiaca e potrebbe dare un dato che discosta molto dal precedente,
  • smalto sulle unghie, impedisce il passaggio dell'onda infrarossi per la misurazione.

Altri accorgimenti per una misurazione accurata sono: lo strumento deve essere pulito e le batterie cariche, di solito c'è un'icona che mostra lo stato della carica così che lo strumento possa sostituire le batterie in tempo e non trovarcisi con lo strumento che si spegne durante l'utilizzo.

La raccomandazione più importante è che davanti ad una situazione dove si pone la scelta di considerare il paziente non attendibile nella manifestazione del sintomo perchè lo strumento riporta un dato "nella norma" NON ci devono essere dubbi: la manifestazione clinica del paziente deve avere la precedenza e ci si deve muovere di conseguenza.

Valori critici di SpO2 pericolosi per la vita sono al di sotto di 80 e spesso sono sintomatici, nei rari casi in cui non siano sintomatici ci si deve allertare subito perchè al minimo sforzo il paziente brucerà tutte le scorte di O2.

Questo breve articolo per raccontare la varietà di situazioni in cui ci si può trovare ad utilizzare un pulsossimetro, sicuramente ce ne sono altre se vuoi puoi raccontare la tua esperienza nei commenti del box sotto.

 

Foto di cottonbro studio