Gli Infermieri e l’educazione terapeutica

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L'educazione terapeutica per l'infermiere è parte integrante del processo di assistenza grazie alla quale si possono migliorare nettamente le condizioni di vita delle persone affette da patologie croniche.

L'approccio è multidisciplinare e coinvolge tutti i professionisti necessari per soddisfare i bisogni di salute dell'assistito erogando un'assistenza a 360°, completa e ben coordinata.

L'infermiere deve fare in modo che l'assistito capisca profondamente le ragioni dell'educazione riguardo ad una  patologia o di una nuova procedura non deve percepire o pensare di star ricevendo limiti, imposizioni e obblighi. 

Nel rapporto tecnico OMS, regione Europa [1] viene riportata la seguente definizione di educazione terapeutica:

“l’educazione terapeutica del paziente dovrebbe permettere al paziente di acquisire e mantenere le capacità e le competenze che lo aiutano a vivere in maniera ottimale la sua malattia.

Si tratta, di conseguenza, di un precesso permanente, integrato alle cure, e centrato sul paziente. L’educazione implica attività organizzate di sensibilizzazione, informazione, apprendimento dell’autogesione e sostegno psicologico concernenti la malattia.

È finalizzata ad aiutare i pazienti e le loro famiglie a comprendere la malattia e il trattamento, cooperare con i curanti, vivere in maniera più sana e mantenere o migliorare la loro qualità di vita”.

Questo chiama in causa un processo interattivo e incentrato sul paziente, stabilendo obiettivi e applicando delle tecniche di insegnamento e valutazione per permettere al paziente di conoscere meglio la sua malattia e il suo stato di salute, ma anche saper gestire con competenza le terapie e di poter prevenire le possibili complicanze [2].

L'educazione terapeutica è altamente soggettiva e modulata in base alle diverse patologie e gradi d'istruzione che possono caratterizzare un assistito; nonostante ciò, ha una struttura ben sistematizzata e organizzata secondo le seguenti fasi:

  • Accertamento/raccolta informazioni;
  • Formulazione della diagnosi educativa;
  • Negoziazione del contratto;
  • Pianificazione (contenuti, metodi, strumenti, valutazione);
  • Erogazione;
  • Valutazione (di apprendimento, di processo, di ricaduta, di gradimento);
  • eventuale ulteriore raccolta di informazioni e revisione dell’intero processo.

Nel Codice Deontologico, all’Articolo 4, viene sottolineato come la relazione di cura rientra nell’agire del professionista sanitario, che diventa garante del coinvolgimento della persona assistita nel contesto a cui esso è designato, insieme alle sue figure di riferimento e alle altre figure professionali e istituzionali, in modo che non si senta mai lasciato in abbandono.

L’articolo termina con la frase “il tempo di relazione è tempo di cura” a sottolineare che l’assistenza non si limita all’esecuzione, alla sola risposta ai bisogni del paziente. (Per approfondire leggi "la relazione di cura nel Codice Deontologico del 2019")

Anche nel DM 739/94, viene risaltata la funzione educativa dell'infermiere: “l’assistenza infermieristica curativa, palliativa e riabilitativa, è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l’educazione sanitaria”.

Da questo punto emerge che l’educazione terapeutica è parte essenziale del lavoro del professionista.

Nella pratica, l’educazione terapeutica è relativamente recente, e nel tempo è diventata parte della presa in carico dei pazienti affetti da patologie di lunga durata.

Si tratta di un cambiamento nel modo di intendere la salute che coinvolge il paziente nel momento di cura, e lo rende capace di prendersi cura di sé stesso.

L’educazione terapeutica si rivolge a un malato cronico che necessariamente deve apprendere competenze e comportamenti di salute per migliorare la sua qualità di vita [3].  

Nell’educazione terapeutica, non è sufficiente informare e consigliare per rendere il paziente competente. Educare ha un’origine etimologica “ex-ducere” che significa far uscire da sé, sviluppare, realizzarsi. Infatti, nell’educazione terapeutica è richiesto un consiglio, un sostegno che, a seconda delle circostanze può essere di natura psicologica o sociale.

Al termine educazione si va ad addizionare l’elemento terapeutico in quanto non è un’educazione volta ad accompagnare la terapia ma essa stessa è terapia [3].

Nel testo del Codice Deontologico, all’Articolo 17, “Rapporto con la persona assistita nel percorso di cura”, viene sottolineata l’importanza dell’ascolto del paziente, infatti l’articolo riporta: “Nel percorso di cura l’infermiere valorizza e accoglie il contributo della persona, il suo punto di vista e le sue emozioni, e facilita l’espressione della sofferenza."

L’infermiere informa, coinvolge, educa, e supporta l’interessato e con il suo libero consenso, le persone di riferimento, per favorire l’adesione al percorso di cura e per valutare e attivare le risorse disponibili”.

Il professionista ha il compito di riconoscere il vissuto del paziente e sostenerlo promuovendo un suo coinvolgimento attivo nel percorso di cura.

Redman e Thomas, (in Carpenito-Moyet, 2010) hanno identificato alcuni fattori in particolare che influiscono sull’apprendimento:

  • Fattori fisici: si tratta della malattia acuta, squilibrio idroelettrico, stato nutrizionale, tutto ciò che fisicamente va a inficiare la vigilanza, che influenzano le abilità motorie, tolleranza/resistenza all’attività.
  • Fattori personali: l’età, la capacità di lettura, motivazione, ansia, depressione, fase di adattamento alla malattia, esperienze e conoscenze precedenti.
  • Fattori socioeconomici: lingua, stile di vita, sistemi di supporto, condizioni economiche, esperienze con il sistema sanitario, possibilità di trasporto.

L'educazione terapeutica si può svolgere su tre livelli:

  • campo gestuale, apprendere a livello pratico;
  • campo relazione, apprendere a livello relazionale;
  • campo cognitivo, apprendere a livello teorico.

La definizione degli obiettivi pedagogici prevede la stesura di un contratto educativo che si fonda sulla negoziazione [44].

Nel contratto terapeutico le competenze da raggiungere sono oggetto del contratto e progetto terapeutico e  l'educazione terapeutica sono indissociabili, il paziente deve accettare entrambi.

Il contratto ha valore di impegno reciproco e il paziente che apprende le competenze dovrebbe raggiungere maggiore motivazione nel seguire la terapia

Infine, l’aggettivo «terapeutica» sottolinea il fatto che l’intervento educativo è doppiamente terapeutico. Nel senso lato del termine perchè l’atto di imparare è terapeutico se si considerano gli effetti positivi che produce sulla fiducia in se stessi e sulla propria immagine di sé (molto importante per poter convivere con una malattia cronica).

In secondo luogo per l’effetto terapeutico che produce in termini clinici (miglioramento delle condizioni, prevenzione delle complicanze, qualità di vita) che va ad aggiungersi a quelli di altri interventi (farmacologici ma non solo).

Bibliografia:

  • Organizzazione Mondiale della Sanità, Ufficio regionale per l’Europa, Copenaghen, 1998
  • Nicolino Rossi, Psicologia clinica per le professioni sanitarie, Il Mulino, Bologna, 2004 [1: pag. 133]
  • d’Ivernois J. F., Gagnayre R., Educare il paziente, un approccio pedagogico, terza edizione, McGraw-Hill, 2008; [1: pag. 1] [2: pag. 5] [3: pag.45] [4: pag. 21]
  • Sandra Scalorbi, Infermieristica preventiva e di comunità, McGraw-Hill, 2012; [1,2: pag. 119]

 

Foto di Adrian da Pixabay