Prevenzione lesioni da pressione, un'introduzione

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hospital g735acfb4aLe lesioni da pressione sono note da oltre 50 anni ed è noto che si può fare prevenzione, eppure questo aspetto sembra essere il più grosso fallimento della sanità moderna.

Una breve proposta concettuale per definire dei punti che spero siano utili per definire una strategia.

I documenti per ragioni probabilmente legate alla volontà di essere complete affrontano la prevenzione e il trattamento nello stesso documento e secondo me questo causa una mancanza di comprensione da parte degli operatori di quelli che possono essere i goal della prevenzione.

Di solito leggiamo titoli del tipo "prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito", "prevenzione e trattamento delle piaghe da pressione", ma la prevenzione è legata ad una strategia che varia in un certo senso dal generale al dettaglio, dalla popolazione o gruppo al singolo mentre il trattamento deve essere su misura per il singolo.

Prevenzione e trattamento hanno quindi strategie concettuali diverse come anche gli obiettivi ed i risultati attesi.

Le strategie della prevenzione spesso si basano su studi documentati di altre esperienze ma nel dettaglio come identificare dei punti di rinforzo?

L'articolo di uno studio sulla prevenzione se dettagliato può essere 10-20 pagine ma può riportare un'esperienza singola o la sintesi di esperienze di reparti diversi.

Fare tesoro dell'esperienza specifica documentata ed adattare la procedura al nostro contesto è una scelta importante.

Quindi secondo me dato che la prevenzione è un elemento portante nella gestione delle lesioni da pressione che merita una procedura a sè stante.

Qual è il goal della prevenzione?

Definire il goal è un modo per dire abbiamo lavorato bene, abbiamo raggiunto l'obiettivo, ma se ci poniamo come obiettivo non avere lesioni da pressione il fallimento è certo dato che da oltre 50 anni sono note e che esistono e si creano indipendentemente dalla nostra volontà.

Il goal di un'ipotetica procedura sulle lesioni da pressione è la non formazione delle lesioni ma anche la segnalazione tempestiva e l'inserimento dei pazienti in una procedura per il trattamento, procedura che sarà adattata e contestualizzata alle esigenze del singolo.

A questo punto se la prevenzione la metto in atto creando un'impalcatura, una struttura che protegge il mio assistito dalle lesioni, la sorveglianza diventa l'aspetto più variabile e su cui fare leva per un monitoraggio continuo del paziente nostro assistito.

La sorveglianza è un elemento che integra compenetra l'anima della prevenzione ed è estremamente variabile dalla presa in carico anche semplicemente affettiva o nel guardare che tutto sia in ordine nel suggerire al collega di agire e non scordarsi un passaggio ma cosa principale che che appena compaiono le lesioni, si intervenga per il trattamento.

Fare un'impalcatura teorica che attivi presidi costosi ma poi renderci conto che lo staff sente di aver fatto tutto e ignora di sorvegliare il paziente lo si nota perchè si prendono in carico delle lesioni allo stadio II o di lesione nera, segnale gravissimo che richiede una rielaborazione delle strategie basate non solo su una macchina formalizzata ma decidendo chi la guida in ogni istante.

Consentitemi il paragone con l'autovettura, tutti abbiamo un automobile, un sistema meccanico costruito per farci muovere in sicurezza, ma da quando si accende il motore c'è un responsabile che il veicolo arrivi a destinazione, malgrado questo a volte capitano gli incidenti, nostro malgrado.

Nostro malgrado?

Un aspetto che spesso si ignora è che le lesioni da pressione possono comparire "nostro malgrado", ci inpegnamo ma il paziente sviluppa lesioni e il modo di dire comune più facile per la coscienza è di dare solo la colpa all'assistenza.

Le lesioni solo colpa dell'assistenza?

Se si attua una sorveglianza personalizzata ci si rende conto che non è così e anche con la semplice condivisione dell'osservazione diretta dei casi che rileviamo possiamo fare delle ipotesi per spiegarcele e capire se le strategie sono adeguate o devono essere modificate.

Alcuni casi a cui ho avuto modo di assistere o di leggere:

  • anziana 100 anni decadimento generale, dieta cremosa inappetente, allettata e dorme nel suo letto da anni, presenta lesioni subito nere ai talloni poi al sacro e in meno di 7 gg il decesso... fisiologico ma anche la comparsa delle lesioni.
  • anziano costretto in posizione obbligata per un anno, buono stato nutrizionale, ispezione e cura della cute giornaliero e meticoloso, non ha presentato lesioni, merito della prevenzione o della costituzione fisica che malgrado l'età era simile a un granatiere.
  • giovane costretto a letto e bloccato da secondarismi ossei dopo 30 gg presenta lesione nera al sacro e decesso dopo pochi giorni, non per la lesione ma la malattia.
  • anziana operata di frattura d'anca, lasciata in barella per giorni sviluppa lesione da pressione e ci sono problemi assistenziali o di presidi.

Un modo semplice per capire la nostra strategia è immaginare che essenzialmente la persona ha intrinsecamente del fattori biologici che resistono alla formazione delle lesioni da pressione, però i fattori biologici sono degradati dalle malattie croniche e dai trascorsi della vita e quindi se una persona in salute ha 100% come possibilità di resistere, con l'età e le malattie croniche questo degrada, ma attuiamo una strategia di prevenzione mirata.

Pero i fattori di resistenza alle lesioni da pressione ricevono dei degradamenti acuti e transitori, o permanenti, a seconda se ci sono ad esempio delle febbri oppure una malattia che sembrava cronicizzata che diventa ingravescente rapidamente.

I fattori biologici di resistenza ricevono dei picchi acuti che li abbattono e sta a noi con la nostra capacità clinica di rilevarli, di sorvegliarli per adattare le strategie di prevenzione e portarle da una progettazione mirata al gruppo di pazienti al singolo.

I fattori di resistenza biologici possono essere degradati anche da un assistenza sbagliata.

I fattori assistenziali sono contrastanti, da un lato ci mettiamo in atto con la prevenzione e c'è il rinforzo dei fattori biologici che si trovano in un ambiente idoneo, ma dall'altro i fattori assistenziali sono a sua volta fattori che abbattono i fattori biologici e sono causa di lesioni a sua volta.

Lascio il discorso aperto con alcune parole chiave.

  • Prevenzione
  • sorveglianza
  • fattori biologici
  • fattori acuti
  • fattori assistenziali.

Nei fattori assistenziali ci mettiamo le due facce della medaglia, da un lato la prevenzione e la sorveglianza, dall'altro le situazioni che ne sono causa.

Se in reparto posso vedere il mio operato e comprenderne l'importanza, come sensibilizzare gli operatori che nelle fasi di trasporto possono essere loro malgrado partecipi di questi fattori assistenziali causa delle lesioni.

Il trasporto di un paziente per fare esami comporta che per ore il paziente resti su materassini non antidecubito per ore, la mobilizzazione laterale con presidi non idonei, la mancanza di indicazioni sulle superfici non antidecubito, non idonea allo stazionamento di persone a rischio, forse può portare a...

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay