Gestione Avanzata infermieristica dello Shock Anafilattico

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Lo shock anafilattico rappresenta una delle emergenze mediche più gravi e impegnative che richiedono una risposta immediata e competente da parte dei professionisti sanitari.

Questa reazione ipersensibile estrema è caratterizzata da una risposta immunitaria sistematica e rapida a un allergene, che può variare dalla puntura di insetti agli alimenti, dai farmaci alle sostanze inalate.

La sua incidenza è in aumento, e la sua gestione richiede una comprensione approfondita della fisiopatologia sottostante ed un approccio integrato e avanzato da parte degli infermieri.

L'incidenza di shock anafilattico sta crescendo in modo significativo, mettendo in luce la necessità di una conoscenza approfondita e aggiornata per garantire una gestione efficace di questa condizione critica.

L'aumento delle allergie e l'esposizione sempre maggiore a vari allergeni nella vita quotidiana sottolineano l'importanza di una preparazione avanzata da parte degli operatori sanitari per affrontare questa emergenza.

Lo shock anafilattico può insorgere rapidamente e progressivamente, con esiti potenzialmente fatali se non trattato prontamente ed efficacemente.

Comprendere la gravità della situazione è essenziale per tutti i professionisti sanitari coinvolti nella cura dei pazienti, poiché il ritardo nella diagnosi e nella gestione può portare a esiti negativi significativi.

Definizione e Fisiopatologia

Definizione

Lo shock anafilattico è una risposta immunologica sistemica estremamente intensa e potenzialmente letale a un allergene.

Questa reazione, anche se meno comune rispetto ad altre manifestazioni allergiche, è caratterizzata da una cascata di eventi fisiopatologici che coinvolgono diversi sistemi del corpo, portando a un rapido e grave deterioramento dello stato clinico del paziente.

Questa risposta ipersensibile può verificarsi in individui precedentemente sensibilizzati, ma può anche manifestarsi in modo imprevisto, senza una storia allergica nota.

Fisiopatologia

La fisiopatologia dello shock anafilattico è complessa e coinvolge diversi meccanismi immunologici e cellulari. Quando un individuo precedentemente sensibilizzato viene nuovamente esposto a un allergene, si scatena una risposta immunologica a cascata.

I principali attori di questa risposta includono:

  1. Rilascio di Mediatori Chimici quali istamina e prostaglandine. La prima causerà una vasodilatazione e un aumento della permeabilità vascolare, mentre la seconda contribuirà all’infiammazione e alla contrazione delle cellule muscolari lisce.
  2. Attivazione del sistema complemento: amplifica la risposta infiammatoria e può contribuire alla rottura delle membrane cellulari.
  3. Attivazione delle cellule immunitarie: le cellule immunitarie, come i macrofagi e i linfociti, contribuiscono all'infiammazione sistemica.
  4. Contrazione delle cellule muscolari lisce: provoca broncocostrizione, compromettendo la pervietà delle vie respiratorie.
  5. Rilascio di citochine: amplificano la risposta infiammatoria e possono portare a gravi squilibri sistemici.

Sintomi

Lo shock anafilattico presenta una vasta gamma di sintomi che variano in gravità e possono coinvolgere diversi sistemi del corpo. È essenziale che i professionisti sanitari siano in grado di riconoscere tempestivamente questi segni, poiché la prontezza nella diagnosi è fondamentale per avviare un trattamento efficace.

I sintomi possono essere suddivisi in due categorie principali: sintomi cutanei e sintomi sistemici.

I sintomi cutanei prevalentemente individuati sono:

  1. Prurito: è spesso il primo segno e può essere generalizzato o localizzato.
  2. Orticaria: manifesta come chiazze rosse o lividi con prurito intenso.
  3. Edema: può coinvolgere labbra, lingua, viso e regione periorbitale.

I sintomi sistemici sono invece:

  1. Dispnea: difficoltà respiratoria dovuta a broncocostrizione o edema delle vie aeree.
  2. Tachicardia: aumento della frequenza cardiaca in risposta alla vasodilatazione e alla riduzione della pressione arteriosa.
  3. Ipotensione: può portare a uno stato di shock.
  4. Confusione Mentale: indica una significativa compromissione dell'ossigenazione cerebrale.
  5. Nausea e Vomito: sintomi gastrointestinali che possono verificarsi.

Diagnosi

La diagnosi dello shock anafilattico si basa sull'esordio acuto di sintomi e segni tipici immediatamente dopo l’esposizione alla sostanza scatenante.

Le seguenti fasi sono cruciali per la diagnosi accurata:

1. Storia Clinica Dettagliata: raccogliere informazioni sulla storia di allergie note, esposizioni recenti a potenziali allergeni e eventuali episodi pregressi di anafilassi e allo stesso tempo verificare l'assunzione di farmaci, inclusi ACE inibitori o altri agenti noti per scatenare reazioni anafilattiche.

2. Esame obbiettivo: valutare la presenza di sintomi cutanei, come prurito, orticaria ed edema ed eseguire il Monitoraggio dei segni vitali, inclusi la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la frequenza respiratoria.

3. Esami di Laboratorio e Allergologici: test cutanei allergologici o dosaggi di specifici anticorpi IgE possono essere utilizzati per identificare l'allergene responsabile.

4. Esami di Imaging: in casi gravi, l'ecografia o la tomografia computerizzata possono essere utilizzate per valutare eventuali complicanze, come edema polmonare.

La diagnosi precoce è fondamentale per avviare tempestivamente il trattamento, in particolare la somministrazione di epinefrina, che rappresenta il pilastro della gestione dello shock anafilattico.

La prontezza nella diagnosi e nell'azione può fare la differenza tra un recupero completo e l'evoluzione verso esiti più gravi.

Nelle prossime sezioni, esploreremo in dettaglio l'approccio infermieristico globale e avanzato per la gestione di questa condizione critica.

Approccio Infermieristico Globale e Avanzato per lo Shock Anafilattico

La gestione infermieristica dello shock anafilattico richiede una preparazione avanzata, una valutazione rapida e precisa, e la capacità di attuare interventi tempestivi per evitare esiti gravi.

L'approccio infermieristico può essere suddiviso in fasi chiave:

  • la valutazione iniziale,
  • la terapia farmacologica
  • il monitoraggio continuo al fine di valutare la risposta del paziente.

Valutazione iniziale

La valutazione iniziale effettuata dall'infermiere è una fase critica nella gestione dello shock anafilattico. Questo processo mira a raccogliere informazioni tempestive e accurate per guidare l'intervento infermieristico immediato.

Di seguito sono descritte le principali componenti della valutazione iniziale:

1. Raccolta della Storia Clinica Allergie conosciute

Bisognerà procedere verificando se il paziente ha allergie note e identificare gli allergeni noti.

Esposizione recente: investigare eventuali esposizioni recenti a possibili allergeni, come alimenti, farmaci, punture di insetti o sostanze inalate.

Storia pregressa di anafilassi: indagare se il paziente ha avuto episodi pregressi di anafilassi e come sono stati gestiti.

2. Esame Obiettivo Rapido

Sintomi cutanei: valutare la presenza di prurito, orticaria e edema. Nel caso specifico l'orticaria può manifestarsi come chiazze rosse o lividi con prurito intenso.

Segni vitali: monitorare la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la frequenza respiratoria e la saturazione di ossigeno. Cambiamenti significativi possono essere indicativi di uno shock imminente.

Stato mentale: osservare eventuali segni di confusione o agitazione, che potrebbero indicare una compromissione dell'ossigenazione cerebrale.

3. Riconoscimento dell'Anafilassi

Sintomi sistemici gravi: identificare segni come dispnea, tachicardia, ipotensione e compromissione delle vie aeree, che indicano uno shock anafilattico in corso.

Broncocostrizione: valutare la presenza di respiro sibilante o difficoltà respiratoria, che possono indicare broncocostrizione.

4. Identificazione dell'Allergene

Domande mirate: chiedere al paziente o a chi lo accompagna se sono a conoscenza dell'allergene responsabile e se sono stati esposti recentemente.

Esame fisico: verificare eventuali segni di punture di insetti, eruzioni cutanee o segni di esposizione a sostanze specifiche.

Terapia farmacologica

Gli infermieri devono essere competenti nell'uso di farmaci specifici e devono somministrarli tempestivamente per contrastare la rapida progressione dei sintomi.

Di seguito sono descritti i farmaci chiave utilizzati nella terapia farmacologica dello shock anafilattico:

1. Epinefrina

La epinefrina è il farmaco di scelta e deve essere somministrato immediatamente dopo la conferma dello shock anafilattico. La somministrazione di epinefrina avviene preferibilmente per via intramuscolare nella parte anterolaterale della coscia.

Gli infermieridevono essere addestrati per l'uso sicuro degli autoiniettori di epinefrina e per la preparazione e la somministrazione di dosi specifiche in base all'età e al peso del paziente.

Questa agirà su più livelli, contrastando diversi aspetti della risposta allergica. Innanzitutto, aumenterà la pressione arteriosa per controbilanciare l'ipotensione e ridurrà al tempo stesso la broncocostrizione e il rilascio di sostanze proinfiammatorie, come istamina e leucotrieni.

2. Antistaminici (Antagonisti dell'istamina)

Antistaminici H1 (es. difenidramina, cetirizina): riducono gli effetti dell'istamina, alleviando sintomi come prurito, orticaria e rossore cutaneo.

Antistaminici H2 (es. ranitidina): possono essere utilizzati per ridurre la produzione di acido gastrico in caso di coinvolgimento gastrointestinale.

3. Corticosteroidi

Metilprednisolone o idrossizina: riducono l'infiammazione sistemica, prevenendo o attenuando la risposta infiammatoria ritardata. Tuttavia, gli effetti benefici si manifestano più lentamente rispetto all'epinefrina.

4. Fluidi Intravenosi

Soluzione salina normale: può essere somministrata per mantenere la volemia e contrastare l'ipotensione.

Considerazioni Importanti

Gli infermieri devono essere pronti a ripetere la somministrazione di epinefrina in caso di persistenza o ricorrenza dei sintomi, secondo le indicazioni del protocollo aziendale.

Inoltre, dopo la somministrazione dei farmaci, è essenziale monitorare attentamente il paziente per valutare la risposta e rilevare eventuali effetti collaterali.

Difatti, dopo una reazione anafilattica acuta, si ritiene che molte persone non ricevano una gestione ottimale della loro condizione.

Una ragione di questo è la mancanza di attenzione degli operatori sanitari quando fanno una diagnosi, ad esempio non riuscendo a differenziare l'anafilassi da reazioni meno gravi di rilascio di istamina o da altre condizioni che imitano alcune o tutte le sue caratteristiche cliniche.

Ciò può influenzare la probabilità che la persona riceva una diagnosi definitiva, portando quindi ad ansia, gestione inappropriata e reazioni ricorrenti.

Da non dimenticare assolutamente è la comunicazione con il Team di Cura, infatti, gli infermieri devono comunicare tempestivamente al medico e agli altri membri del team di cura la terapia farmacologica somministrata e qualsiasi risposta del paziente.

Conclusione

Lo shock anafilattico rappresenta una sfida clinica che richiede un approccio infermieristico globale e avanzato.

Gli infermieri devono essere pronti a rispondere rapidamente, valutare in modo completo e gestire con competenza questa emergenza medica.

La formazione continua e l'adozione delle migliori pratiche sono essenziali per garantire un elevato standard di cura e migliorare gli esiti per i pazienti colpiti da shock anafilattico.

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Foto di F. Muhammad da Pixabay