Accessi vascolari: come posizionare male un ago cannula

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2023 cvp mano (ago cannula)Spesso ci raccontiamo come far bene una determinata tecnica e questo ci può portare a pensare che sia l'unica maniera per eseguirla. Ma non è così.

Ogni tecnica ha necessariamente delle varianti che, siano documentate o meno, esistono; le quali ci sono in primo luogo per la diversità data dalla manualità dell'operatore, passando poi dal presidio e infine, dal paziente.

Perchè scrivere come si fa una tecnica sbagliata?

Come infermieri ci insegnano prioritariamente la tecnica corretta e poi ci si trova a scoprire gli errori facendo esperienza, non credo che sia corretto.

Purtroppo il modello scolastico tradizionale ci porta ad imparare una sequenza di operazioni da ripetere a memoria e non necessariamente comprendiamo il perchè si deve fare in un modo e non in un altro.

Adesso descriverò una serie di azioni sbagliate e le motiverò con l'obbiettivo di farvi evitare il maggior numero di errori durante l'esecuzione della tecnica, dando sempre priorità al paziente.

  1. Non mi lavo le mani e non faccio nemmeno la frizione alcolica perchè è una perdita di tempo.

Il risultato è che l'enormità e diversità di batteri presenti nelle mani sarà trasferita dalle mani ai dispositivi utilizzati e al paziente aumentando la possibilità di contaminare tutto.

  1. Parlo al paziente nel mentre eseguo la tecnica

L'informazione è una cosa, mentre il consenso è un'altra questione; il paziente ha sempre il diritto di rifiutare una prestazione o che quella prestazione non sia fatta da me.

Queste possibilità gli devono essere date, salvo che non ci sia un imminente pericolo di vita.

  1. Disinfezione della cute, la faccio per ultima, prima preparo tutto il materiale e appena ho disinfettato foro subito così il disinfettante è fresco quindi sono a posto.

Il risultato è che il disinfettante alcolico non ha ancora agito, dato che ha un determinato tempo di azione.

Inoltre, essendo alcolico il foro brucerà e possiamo avere movimenti improvvisi del paziente e la giornata finirà male.

  1. La vena si vede bene e non valuto altro, foro subito e faccio veloce così il paziente non si impressiona.

Il risultato è che il paziente ne subirà le conseguenze. Le braccia dicono tanto sul suo trascorso e bisogna sempre valutarle attentamente senza fretta prima di forare una vena.

La morfologia del braccio, se voluminoso o meno cambia la percezione delle vene anche se superficiali.

Se magro controllare le vene se sono in un avvallamento allora è necessario chiedere al paziente se è dimagrito perchè la vena è più fragile e mobile.

La presenza di ematomi indica che altri hanno fallito, un braccio che non si muove molto ha vene sottili, ecc.. per saperne di più leggi anche "Il prelievo venoso questione di tatto e di sensazioni"

  1. Non palpo la vena perchè si vede bene e penso di riuscirci facilmente.

Non valutando lo spessore del derma e la mobilità della vena, essa rischia di spostarsi più di quello che ci si immagina e dopo le si deve correre dietro.

Risultato aumentiamo il rischio di rottura.

La vena deve essere toccata con due dita e nella propria mente la si deve immaginare come un clindro in 3D, anche la vena che non si vede si può prendere se si abituano i propri sensi.

  1. Foro con l'agocannula, abbasso l'ago orizzontalmente, lo introduco tutto, e sono sicuro di prenderla.

Due errori fantastici in un passaggio solo.

Il primo, abbassare la cannula a contatto con la cute disinfettata significa avere la certezza di contaminazione della stessa.

La cute disinfettata non è sterile, se il microrganismo è adatto in pochi giorni ci sarà una bella flebite.

Secondo, introdurre tutto l'ago oltre il necessario è inutile, si corre il rischio di attraversare la vena o tagliarla (la punta dell'agocannula è tagliente).

La tecnica la chiamiamo incannulare una vena, quindi, appena refluisce il sangue con mano ferma la cannula deve essere introdotta, mantenendo la stessa posizione e inclinazione.

  1. Se sbaglio un foro è sempre colpa del paziente che ha le vene difficili se non impossibili.

E' la bugia che si sente più spesso, il paziente è fatto così, se iniziamo la tecnica abbiamo valutato di riuscire a prendere la vena, se non ci riusciamo abbiamo sbagliato la valutazione.

Un professionista conosce le proprie capacità e deve chiedere consiglio ad un collega o meglio se la situazione è critica chiedere il posizionamento di un midline o un CVC.

  1. Ho sbagliato il primo foro, vado con il secondo, terzo, quarto, quinto e poi dopo un po' chiamo il collega.

Quindi dove potrà forare il collega se ho già rotto tutte le vene?

La regola che preferisco è "non c'è due senza tre" se sbaglio due tentativi chiedo aiuto al collega e mi fermo.

I fattori emozionali modificano la percezione, si prosegue solo se non c'è un collega a cui chiedere aiuto. 

Rivolgersi ad un collega è un segno di grande maturità e capacità di giudizio; vedrai che il collega la prenderà al primo colpo, l'interesse del paziente è la priorità.

  1. Collego la flebo e non rimuovo il laccio

Il sangue refluisce che è una meraviglia, si perde solo tempo, niente di grave.

  1. Collego la flebo saluto il paziente e vado via.

Va bene essere sempre di corsa ma  investire un po' di tempo nell'educazione del paziente sulla corretta gestione del presidio tranquillizzerà noi e il paziente ma soprattutto diminuirà il rischio di complicanze.

Fondamentale elencargli quali movimenti può fare soprattutto nel caso in cui la cannula sia in una posizione scomoda; avvisarlo di segnalare ogni arrossamento o fastidio dato che la cannula non dovrebbe darne di nessun tipo, se non una leggera sensazione di freschezza.

  1. Il giorno dopo la cannula è arrossata e dolente lungo il percorso e nel foro di ingresso, collego la flebo insisto, strizzo e scende...

Io la ritengo una brutta cosa, e penso che la scelta migliore che possa fare l'infermiere è pensare: "se quell'ago cannula fosse sul mio braccio o su quello di un mio familiare che cosa farei?".