Il tirocinio nella Laurea in Scienze Infermieristiche

Pin It

Il tirocinio è centrale nel percorso formativo dei futuri infermieri perché consente di applicare i concetti teorici che si apprendono sia a lezione, che nei seminari alla pratica nei diversi setting assistenziali.

Nel corso dei tre anni, il tirocinio, ha una durata variabile e crescente per un totale di circa 1800 ore e 60 CFU ed è obbligatorio effettuare tutte le ore per possedere il titolo di studi.

Struttura e organizzazione

Solitamente le ore di tirocinio nel corso della Laurea in Infermieristica sono suddivise in: 400 il primo anno, 600 il secondo e 800 il terzo.

In queste ore sono compresi anche alcune ore dei seminari/laboratori obbligatori previsti.

Le ore devono essere svolte tutte per poter proseguire e solitamente l'esame di tirocinio è vincolato dall'esito positivo di altri esami detti "propedeutici" per cui è importante prestare particolare attenzione a quest'ultimi.

Primo anno

Il primo anno di università il tirocinio è una parte meno rilevante rispetto alla componente teorica nel piano didattico ma, in ogni caso, di fondamentale importanza.

Ci si può rendere conto fin da subito se può essere davvero la professione che si vuole intraprendere.

Non essendo molte le ore a disposizione si tende a far fare agli studenti una o due esperienze di tirocinio. Per cui, bisogna ricordarsi di avere molta plasticità mentale perché la disciplina infermieristica varia in modo significativo nei vari setting assistenziali.

Ad esempio, nel mio caso estremo, ho iniziato durante la pandemia e chiaramente era un’assistenza infermieristica totalmente differente dalle altre ma nonostante la grande difficoltà mi piaceva lo stesso e decisi di continuare.

Secondo anno

Il secondo anno le ore di tirocinio da svolgere diventano un numero già più consistente e anche le esperienze si ampliano perché si cambia circa ogni mese setting assistenziale per circa 4 mesi e si interagisce con un maggior numero di realtà.

A parer mio questo è l’anno più complesso da affrontare perché prevede di districarsi tra studio e lavoro, dato che gli esami sono molteplici e impegnativi quindi è molto difficile non trovarsi in questa evenienza se si vuole terminare nei tre anni il percorso.

Il mio consiglio spassionato è di fare il possibile per essere in pari con gli esami a questo punto del percorso perché ti consentirà di proseguire in discesa il resto del tempo.

Terzo anno

Il terzo anno il tirocinio si svolge per metà dell’anno, solitamente da circa febbraio fino a inizio/metà luglio, sempre che non ci siano imprevisti o assenze.

La parte teorica rappresenta una porzione meno importante rispetto a quella affrontata i due anni precedenti.

Come per il secondo anno si cambiano numerose realtà e si entra anche in contesti lavorativi ad elevata criticità.

Un anno particolarmente stimolante e applicativo.

Il cambiamento frequente dei turni e degli ambienti lavorativi fa sì che accostare lo studio e il lavoro diventa particolarmente impegnativo.

Cercare di portarsi avanti il più possibile negli esami in modo tale da studiare e lavorare per non più di un mese o due su sei di tirocinio.

Questo anche per godersi serenamente il percorso e avere tutte le energie necessarie per frequentare in modo attivo questo importante periodo di studi, ponendosi delle domande insieme ai tutor e cercare di apprendere il più possibile sia dal loro sapere che dalle loro esperienze.

Tutor formativo di tirocinio

Durante tutta la durata di ogni esperienza lo studente dovrebbe essere affiancato da un Tutor, sono poche le realtà italiane, ad oggi, in cui questo non sia previsto.

Questo è un bene dato che il Tutor rappresenta un tassello fondamentale e a parer mio non sempre viene valorizzato abbastanza.

A riguardo ho un pensiero molto rigido ma penso che anche lo studente più in difficoltà se affiancato a un buon infermiere può sentirsi in poco tempo sempre più in gamba fino ad acquisire sicurezza e abilità.

Al contrario un Tutor che critica lo studente senza dare delle motivazioni, che lo ignora, non lo guida e non gli fornisce i giusti mezzi e conoscenze per affrontare quel setting assistenziale renderà veramente dura la vita a quello studente senza avergli insegnato nulla, o peggio, facendogli pensare di aver sbagliato tutto.

Questa professione e l’ambiente ospedaliero sono impegnativi sotto svariati punti di vista e solo per il fatto che uno studente si trovi lì significa che ha coraggio e non si conoscono le motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere questo percorso.

Invece che complimentarsi per la tua voglia di metterti in gioco, aspettati fin dal primo giorno, che i tuoi colleghi, da cui non vedi l’ora di imparare, non fanno altro che chiederti perché se qui e non a fare qualsiasi altra cosa.

Penso che sia una cosa detta superficialmente ma che in realtà è altamente umiliante e denigrante per la professione e per chi vuole entrarne a far parte.

Il tirocinio durante il percorso di studi deve essere visto come una grandissima opportunità lavorativa che lo studente nel mentre lo svolge non sempre se ne rende conto.

Cambiare così spesso realtà è sicuramente molto faticoso e stressante, ma al tempo stesso, permette di entrare in contatto con molti professionisti e modelli organizzativi che non si avrà mai più la possibilità di frequentare in modo così ampio.

 

Foto di Павел Сорокин