La potenzialità della donazione del sangue cordonale

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Donna incinta e donazione sangue cordonaleIl sangue cordonale (SCO) può essere fondamentale per la cura di alcune malattie gravi, grazie a una non banale peculiarità: contiene le cellule staminali.

Il prelievo del sangue cordonale è una pratica priva di rischi sia per la madre che per il feto e viene effettuato a circa un minuto dal parto attraverso la vena del cordone ombelicale.

Cosa sono le cellule staminali?

Le cellule staminali sono cellule primitive, non specializzate che hanno la fantastica capacità di trasformarsi in qualunque altro tipo di cellula del nostro corpo. 

Il primo trapianto di sangue cordonale risale al 1988 ad opera della dott.ssa Gluckman su un bambino di 5 anni affetto da anemia di Fanconi utilizzando le cellule staminali cordonali della sorella neonata.

Da allora, in Italia sono state trapiantate più di 10.000 unità di sangue cordonale, 1/3 delle quali per trapianto intrafamiliare e a livello mondiale sono stati eseguiti 29.000 trapianti di cellule midollari e da sangue periferico.

Per il corretto prelievo e immagazzinamento del SCO bisogna attenersi a dei rigidi criteri che escludono la possibilità di effettuare la donazione, come:

  • parto cesareo (anche programmato) perché chirurgicamente andiamo a scollare tutta la placenta; quindi, non riescono a mantenere nel cordone la quantità di sangue necessaria da aspirare,
  • parto operativo e qualsiasi condizione di emergenza in cui ci sia sofferenza materno-fetale per non allungare e tempistiche,
  • gestazione inferiore a 34 settimane,
  • presenza della febbre (T>38°) nella madre prima durante e dopo il parto,
  • malformazioni congenite del neonato,
  • stress fetale, positività dei test infettivologici e/o sterilità delle unità
  • volumi cellularità insufficienti, problematiche di trasporto,
  • processazione e conservazione, incompleta
  • incongruenza della documentazione ecc..

Ad oggi, nei registri internazionali sono stati archiviati 300.000 campioni di sangue cordonale che rispetto alla popolazione mondiale sono relativamente pochi e questo è dovuto ai rigidi criteri citati precedentemente, oltre che l’informazione su questa pratica non per nulla scontata, ne limita molto la sua diffusione.

Inoltre, vengono effettuati dei controlli a 6/12 mesi dal parto tra cui aggiornamento e verifica dell’anamnesi della madre e del piccolo e delle informazioni relative alla donatrice e al piccolo come un certificato medico del pediatra che attesta la regolare evoluzione psico-somatica e l’assenza di manifestazioni cliniche da riferire a patologie di natura genetica.

Infine, la madre donatrice viene nuovamente sottoposta a un prelievo di sangue periferico per la ripetizione degli esami di legge obbligatori per la donazione di sangue.

Le cellule staminali cordonali sono totalmente istocompatibili per uso autologo, hanno 25% di probabilità di trovare compatibilità all’interno del nucleo familiare mentre hanno una probabilità di 1/40.000 di essere compatibili per donazione.

Le cellule staminali non possono essere utilizzate per uso autologo nel caso di patologia genetica, ad oggi le applicazioni in prove cliniche sono:

  • diabete tipo I insulino dipendente
  • patologie cardiache o epatiche
  • distrofia muscolare
  • morbo di Parkinson
  • danno al midollo spinale
  • ictus

Le potenziali applicazioni potranno per esempio essere rivolte a:

  • medicina rigenerativa
  • terapia cellulare
  • ingegneria tissutale
  • trials farmacologici
  • diagnosi
  • espansione ex vivo

Per tutti questi motivi è molto importante incentivare la conoscenza e la consapevolezza riguardo a questa possibilità per le future madri di salvare vite con il loro gesto.

La donazione del sangue cordonale è una donazione disinteressata e non è previsto l'uso per se stessi o i propri familiari pensando di conservarlo per un futuro dato che non si sa mai compaiano delle malattie.

Dopo 6 mesi dalla donazione se il sangue cordonale non è stato utilizzato viene immesso nel circuito internazionale.

Qual'ora si volesse conservare il sangue cordonale per se stessi (uso autologo), allora deve essere inviato e conservato a proprie spese presso i centri specializzati che si trovano all'estero. 

Nel caso in cui un familiare abbia una malattia curabile con il sangue cordonale, questo viene conservato e utilizzato dal servizio pubblico senza costi aggiuntivi.

Quando si dona il sangue c'è un obiettivo solidaristico (uso eterologo), perché i pilastri su cui si fonda il nostro SSN sono la condivisione e l'altruismo così da ottenere un sistema equo e ben funzionante.

Il decreto ministeriale 18 novembre 2009 “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato" consente anche la conservazione per uso autologo dedicato nel caso di particolari patologie non ancora comprese nell’elenco di cui all’allegato al decreto stesso, ma per le quali sussistono comprovate evidenze scientifiche di un possibile impiego di cellule staminali del sangue da cordone ombelicale anche nell’ambito di sperimentazioni cliniche approvate secondo la normativa vigente, previa presentazione di una documentazione rilasciata da un medico specialista nel relativo ambito clinico.

Tale conservazione viene autorizzata dal responsabile delle Banca sentito il parere di un apposito gruppo tecnico multidisciplinare coordinato dal Centro Nazionale Trapianti, e avviene con oneri a carico del SSN.

Al di fuori di queste condizioni non è consentita sul territorio nazionale la raccolta del sangue cordonale autologo per l’uso futuro.

E' consentita, per chi vuole comunque conservare il campione di sangue placentare ad uso personale, l’esportazione di tale campione presso strutture operanti all’estero, previo rilascio del nulla osta all’esportazione da parte delle Regioni o Provincie autonome territorialmente competenti secondo le modalità previste dall’accordo Stato Regioni 29 aprile 2010.

Foto di ekseaborn0 da Pixabay