Artroplastica dell'anca o artroplastica di rivestimento, differenze?

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L'artroplastica dell'anca è un intervento chirurgico che viene effettuato quando il dolore limita i movimenti dell'anca e ha l'obiettivo  di ripristinare la mobilità dell'anca come era prima che il dolore limitasse i movimenti.

L'intervento chirurgico di artroplastica dell'anca è utilizzato dagli anni '60, quando fu introdotto da Charnley, che fece per la prima volta questo intervento conosciuto anche come protesi d'anca.

Il termine artroplastica deriva da arthro='articolazione' e plastica='che riguarda la forma', 'ricostruzione'. In pratica l'intervento chirurgico consiste nel posizionamento di una protesi che sostituisce la funzione della testa del femore e una protesi nella sede dell'acetabolo o cotile.

Il termine "artroplastica di rivestimento" è dovuto all'introduzione di una nuova protesi nel 1991, forse è meno conosciuto di protesi d'anca o artroplastica dell'anca, ma rientra nella stessa classe di interventi chirurgici.

L'unione dei due termini artroplastica è riferito all'intervento di protesi e di rivestimento potrebbe essere inteso con un doppio significato, per indicare le protesi che sono rivestite di un materiale durissimo e ad alto scorrimento (metallo/metallo), oppure perchè sostituiscono la testa del femore danneggiata che viene fresata e ridotta per consentire il posizionamento della protesi.

Fase preoperatoria 

Attraverso le immagini radiologiche l'ortopedico propone al paziente la protesi più indicata per il suo caso.

Le protesi d'anca sviluppate dal 1960 hanno avuto un grande lavoro teorico per comprendere che la funzione articolare dipendeva dalle proprietà dei materiali che hanno una superficie di scorrimento:

"L'articolazione dell'anca in particolare è simile ad un giunto sferico che consente una notevole motilità congiunta ad un altrettanto ragguardevole solidità.

La protesi d'anca ricrea dal lato femorale una nuova superficie sferica e convessa che sarà accolta dal lato del bacino da una nuova superficie sferica e concava, nel rispetto della stabilità meccanica e biologica. (Guida alle protesi d'anca per il paziente)."

La protesi "classica" posiziona lo stelo della protesi nel femore e quindi rimuove sia testa che collo del femore perchè lo stelo sarà impiantato nel femore per avere una buona stabilità, l'acetabolo o cotile, ospiterà la cupola.

Le protesi più recenti miniprotesi o le protesi di rivestimento praticamente sono posizionate al posto della sola testa del femore che viene modellata per fresatura il minimo indispensabile per ospitare la protesi e ridare la forma alla testa del femore.

Il vantaggio maggiore è il massimo risparmio di osso del paziente.

Lo stelo o il perno è più o meno lungo ed entra nel solo collo del femore. L'acetabolo ospiterà una cupola come nella protesi classica, in questi casi lo studio dell'anca è fondamentale perchè l'osso deve essere robusto e di solito sono interventi consigliati a persone giovani al di sotto dei 50 anni.

La miniprotesi o la protesi di rivestimento hanno delle caratteristiche tipiche, una testa più grande e una superficie dura che scorre fra metallo e metallo che dà più stabilità all'anca e per questo spesso viene consigliata ai giovani che svolgono ancora attività fisica.

Inoltre se sarà necessario si potrà posizionare un'ulteriore protesi d'anca come fosse un primo intervento.

L'assistenza al paziente:

L'intervento di protesi d'anca ha un post operatorio generalmente tranquillo, le condizioni cliniche pregresse fanno la differenza. Il monitoraggio clinico per controllare il dolore ed eventualmente si potrebbe arrivare a richiedere anche un emotrasfusione per reintegrare l'anemia che si verifica per la perdita di sangue a causa dell'intervento sulle ossa lunghe.

Quando possibile viene utilizzata un procedimento che si chiama emorecupero per ridurre l'uso della trasfusione di sangue.

Il post operatorio è simile per tutti gli interventi di protesi d'anca e dopo pochi giorni il paziente inizia la fisioterapia.

L'intervento chirurgico comporta una ferita chirurgica e spesso si presentano i vantaggi di una ferita piccola, e nelle tecniche più recenti molti ortopedici fanno ferite piccole usando l'accesso anteriore.

A seconda dei casi la protesi impiantata ha una testa più piccola e di conseguenza il paziente dovrà fare movimenti controllati per non rischiare la sublussazione. 

L'intervento chirurgico con un accesso piccolo si è diffuso nell'ultimo decennio ed è un grande vantaggio per la più rapida ripresa.

La tipologia della protesi utilizzata dovrà essere discussa con l'ortopedico per decidere quale è la protesi migliore possibile da posizionare.

In un intervento chirurgico ben fatto la ripresa sarà più o meno veloce a seconda delle comorbilità già presenti e dalla capacità del paziente di dedicarsi alla fisioterapia sin dai primi giorni con impegno, chiedendo gli antidolorifici se necessario ed applicandosi regolarmente perchè il restare immobili favorisce l'atrofia muscolare e allunga i tempi di ripresa.

Bibliografia consigliata

(i link sono esterni ad infermieriattivi e potrebbero essere rimossi o modificati)

John Charnley

 

Foto di pasja1000 da Pixabay