I drenaggi: classificazione e principi di funzionamento

infermieri sala operatoria
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Il drenaggio è un tubo di dimensioni variabili utile per favorire la fuoriuscita di liquidi, secrezioni o gas da una cavità preesistente o neoformata oppure da un viscere.

I drenaggi sono diversi tra loro per forma, dimensioni e materiale, in relazione alla varietà di situazioni cliniche che ne richiedono l’impiego. 

Cosa sono e perchè vengono utilizzati i drenaggi?

Posizionare un drenaggio ci permette di avere un “occhio” all’interno del corpo del paziente e di limitare le alterazioni locali dovute all’insulto chirurgico.

Infatti, l’utilizzo di un drenaggio avviene quando è presente o si ritiene probabile una raccolta di liquidi  o gas in una cavità.

Il drenaggio è utilizzato in molteplici occasioni, spesso impiegato in chirurgia nel decorso post-operatorio degli interventi maggiori oppure anche nel decorso di determinati stati patologici.

Infatti, il drenaggio deve veicolare la fuoriuscita di liquido organico o aria da:

  • una cavità, toracica o addominale;
  • una ferita chirurgica o campo operatorio;
  • una cavità ascessuale.

La scelta del tipo di drenaggio da inserire dipende dal tipo di intervento chirurgico a cui la persona è sottoposta e alla modalità con cui si intende raccogliere il materiale da drenare. 

I materiali che costituiscono i drenaggi sono solitamente plastici biocompatibili con i tessuti dell’organismo come: il silicone, para, teflon, poliuretano e PVC.

Vi sono numerosi tipi di drenaggi, diversi tra loro per forma, dimensioni e materiale, in relazione alla grande varietà di situazioni cliniche in cui è indicato il loro impiego.

Gli utilizzi dei drenaggi sono:

  1. Azione decompressiva:

Per evitare che l'accumulo di liquidi e il loro ristagno comporti distensione dell'organo.

In questo senso sono molto impiegati i drenaggi gastrici o rettali dopo gli interventi sull'esofago, sullo stomaco e intestino in quanto proteggono la tenuta dei punti di sutura dalle sollecitazioni dovute alla dilatazione del viscere

  1. Azione fognante:

Utilizzata quando si desidera veicolare all'esterno sostanze fisiologiche o patologiche.

Alcuni esempi di drenaggio ad azione fognante sono:

  • il sondito nasogastrico;
  • il drenaggio toracico, rettale, endoluminale
  • siti infetti.
  1. Azione spia: 

Necessaria quando bisogna monitorare i liquidi che sono prodotti dopo un intervento chirurgico per notare eventuali variazioni della loro natura e quantità, segno precoce di gravi complicanze.

L'azione spia è particolarmente utile per cogliere tempestivamente la comparsa di sostanze incongruenti con l'intervento subito dal paziente.

A seconda del tipo di sostanza riscontrata nel drenaggio, sarà possibile formulare varie ipotesi sulla diagnosi del paziente.

Classificazione dreneggi in base alla forma.

  • Semplici

    • Tubulari di gomma (redon, ulmer),
    • Nastri o canali di gomma (atraumatici, a punta smussa, di lunghezza e calibro variabile),
    • Dita di guanto tagliato in senso longitudinale,
    • Striscia di garza di varie misure (zaffo),
    • Filo di seta (di grosso calibro),
    • Fascio di fili di seta (annodati insieme a coda di cavallo).
  • Complessi

    • a strisce (strisce di garza inserite in un tubulare di gomma),
    • a sigaretta (striscia di garza inserita in un tubulare di gomma tagliato in tutta la sua lunghezza) -Penrose (striscia di garza piegata a fisarmonica inserita in un drenaggio piatto in para).
  • Endoluminali

    • introdotti negli organi cavi o nei condotti escretori, hanno diverse forme e denominazioni, un esempio è il tubo di Kehr per il deflusso biliare).

Classificazione drenaggi per funzionalità:

  • Passivi per capillarità

Sfruttano la proprietà assorbente affidandosi al fenomeno capillare di convogliare all’esterno il drenato.

  • Passivi a caduta

Sfruttano la gravità per drenare il materiale raccolto come ad esempio i tubulari in gomma (raccordati ad una sacca sterile) e il Drenaggio di Bulau (formato da un flacone in vetro e un tappo dal quale escono due tubi angolati a 90°: uno più lungo pesca nella SF e l’altro più corto serve per la fuoriuscita dell’aria).

  • In aspirazione

Drena i liquidi e fa collassare i lembi cutanei contro i tessuti sottostanti eliminando lo «spazio morto»; alcuni esempi sono il Bulau con sistema di aspirazione, Bulau in aspirazione con doppio flacone e l'Emodren.

  • Drenaggi a valvola d’acqua 

Come il drenaggio toracico e il sistema bulau.

Infine, vengono suddivisi anche in:

  • Sistema chiuso: il tubo di drenaggio viene posto a fondo cieco all’interno di una cavità, mentre all’altra estremità viene collegato un sistema a pressione;
  • Sistema aperto: in un drenaggio tubolare doppio, uno esterno più grande e uno interno più piccolo. Si applica il vuoto a uno dei due tubi: da quest’ultimo esce il materiale, dall’altro entra aria.

Gestione infermieristica drenaggi chirugici:

Per garantire il corretto fiunzionamento del drenaggio è fondamentale monitorare e garantirne la pervietà.

In particolare, bisogna controllare se ci sono coaguli di sangue che potrebbero ostruire il flusso, se sono presenti degli inginocchiamenti del tubo di drenaggio e infine, verificare l' assenza di pressione sul tubo di drenaggio.

Inoltre, l'infermiere deve medicare il punto di uscita del drenaggio per evitare di contaminare la ferita, sostituire il contenitore di raccolta quando necessario e monitorare i caratteri del drenato quotidianamente, sia qualitativi che quantitativi e se diminuiscono nel tempo).

Se le secrezioni appaiono torbide o purulente può essere indice di infezione profonda dei tessuti.

L’assistenza al paziente portatore di drenaggio, indipendentemente dal tipo e dalla sua locazione, deve prevedere:

  • il monitoraggio sistematico del punto di inserzione del drenaggio (valutare la presenza di arrossamenti, materiale purulento, sanguinamento, decubiti, non saldo ancoraggio del drenaggio alla cute).
  • il mantenimento dell’asepsi durante le manovre eseguite sul drenaggio, in particolare se deve essere interrotto il sistema chiuso;
  • la promozione e l’incoraggiamento della mobilità del paziente, sia attiva che passiva, al fine di agevolare la funzione del drenaggio e di evitare che lo stesso sia di impedimento alla ripresa fisica del paziente.

 In sintesi:

La scelta del tipo di drenaggio da inserire dipende dal tipo di intervento chirurgico a cui la persona è sottoposta e alla modalità con cui si intende raccogliere il materiale da drenare

Il drenaggio deve restare in sede per il minor tempo possibile poichè può causare complicanze quali: infezione, compressione sui viscerie ritardo di guarigione della ferita. 

Approfondimenti: 

 

Foto di Anna Shvets