Dal 1850 circa è noto che le mani sono un vettore di patogeni e con il corretto lavaggio delle mani si può ridurre la trasmissione dei microrganismi in Ospedale.
Oggi dopo oltre 150 anni il lavaggio delle mani deve essere riproposto e probabilmente non è ancora nel nostro DNA, forse a causa  della falsa sicurezza di lavorare in un ambiente asettico, ma sappiamo che non è così....

In ospedale ci sono due sorgenti di microrganismi: noi e i nostri pazienti.

I nostri pazienti possono anche non esserne consapevoli, si recano in ospedale per un sintomo e poi scoprono la positività a una malattia a trasmissione oro fecale. Noi, invece, possiamo essere una sorgente quando siamo influenzati o raffreddati.

Nel nostro agire quotidiano non possiamo vedere l'invisile ma possiamo tenere presente che i microrganismi sono sulle superfici e sulle barriere naturali che non riescono a superare.

Le nostre barriere naturali ci difendono dall'ingresso dei microrganismi ma i nostri assistiti sono sotto stress e ne consegue un abbassamento delle difese e un aumento della vulnerabilità.

La pulizia programmata è un elemento determinante per contrastare questi microrganismi; ma quelle stesse superfici possono essere trasformate in vettori?

Facciamo alcuni esempi:

  • misurazione della pressione arteriosa, a uno, due, tre pazienti e l'apparecchiatura è sempre la stessa
  • prelievo venoso, il laccio emostatico è sempre lo stesso
  • durante la visita dei pazienti, il materiale appoggiato ovunque
  • il computer utilizzato da tutti
  • gli interruttori, soprattutto gli ascensori
  • le numerose tecniche che sono più o meno invasive
  • i momenti di pausa

Una riflessione critica sul nostro lavoro quotidiano può aiutarci a riflettere su come agire al meglio per ridurre la trasmissione e la diffusione dei microrganismi?

Sicuramente si, ma capirne l'importanza non è semplice perchè non vediamo una situazione causa effetto immediatamente tangibile.

Nella misurazione della pressione, si passa da un paziente all'altro con lo stesso strumento, ha senso disinfettarlo o usarne uno monouso? Bisogna sempre teenre a mente il costo, che deve essere proporzionale all'effetto atteso.

Nell'esecuzione di un prelievo venoso, preparo tutto e poi scelgo il laccio emostatico in lattice, quello giallo chiaro, nuovo o quello giallo scuro che ha visto migliaia di braccia. Eppure costano pochi centesimi.

Continuando la giornata lavorativa, vado con il medico che inizia a visitare, faccia la tosse e uno e due e tre ma ovviamente il fonendoscopio è sempre lo stesso anche se esistono le membrane per coprirlo.

I computer in reparto, chi non si siede a scrivere, ma quella tastiera come pulirla, o la buttiamo o la teniamo così, con la polvere fra i tasti. Forse non ci crederete ma esistono le tastiere del computer lavabili, molti computer hanno una ventola che butta dentro aria, per raffreddarlo, ma poi esce e circola nell'ambiente; eppure esistono computer piccoli con raffreddamento passivo senza circolo di aria forzata.

Qunado svolgiamo le tecniche infermieristiche utilizziamo materiale sterile verso il paziente; si rende necessario avere una buona tecnica "tocco non tocco" ed una delicatezza nell'eseguirla per non danneggiare le naturali barriere dei nostri assistiti.

La stessa gestione di una linea venosa ha bisogno di un'attenzione costante ma se restano residui tipo l'albumina o il sangue questi sono terreni di coltura eccezionali per i microrganismi; ma questo è un altro problema.

La consapevolezza della presenza di vettori inanimati o animati si poteva percepire di più quando si utilizzavano i guanti talcati (la polvere ha poi altri difetti) perchè si poteva vedere come una superficie contanimata potesse a sua volta contaminare altre superfici.

Il lavaggio delle mani dopo oltre 150 anni è ancora un passaggio fondamentale per interrompere il veicolarsi di microrganismi; per fare questo dobbiamo identificare e fare nostro un agire quotidiano che in un certo senso vede ed immagina l'invisibile.

 

 

 

 

Tecniche infermieristiche, lavaggio mani, igiene mani