L'ossigenoterapia consiste nella somministrazione di O2 a volumi controllati, la sua necessità deriva da una condizione cronica o acuta.
L'ossigeno è vita e con un apporto insufficiente le condizioni della persona possono rapidamente peggiorare.
Nel momento acuto, che sia per un'infezione o una malattia cronica riacutizzata il monitoraggio ospedaliero dei valori viene effettuato con il saturimetro e l'emogasanalisi. Mentre la somministrazione può utilizzare diversi dispositivi, occhialini, maschera Venturi, Maschera con reservoir e NIV.
La somministrazione a lungo termine comporterà che la persona dovrà rientrare al domicilio e mantenere l'ossigenoterapia secondo le prescrizioni mediche.
L'aderenza alle indicazioni è importante perchè se nel momento acuto è chiaro al paziente il fabbisogno di ossigeno, con il passare del tempo il corpo può abituarsi a valori più bassi e lentamente arrivare ad una sofferenza grave al minimo sforzo.
Il documento Norme di buona pratica clinica per l’ossigenoterapia continuativa domiciliare negli adulti è una traduzione e adattamento delle “British Thoracic Society guidelines for home oxygen use in adults”. Hardinge M et al. Thorax 2015; 70 : i1-i43 a cura dell'ASL di Salerno.
La linea guida offre una panoramica delle condizioni cliniche a cui può essere applicata, nasce da studi sui pazienti con BPCO che sono soggetti ad ossigenoterapia domiciliare, ma le raccomandazioni sono estese anche a pazienti con scompenso cardiaco, pazienti con dispnea in fase terminale.
Una buona parte del documento riflette fasi di competenza del medico, ma la conoscenza di quanto accade migliora la performance dell'infermiere.
Molto interessante, ad esempio il protocollo per l'ossigenoterapia a scopo palliativo:
PROTOCOLLO PER L’OSSIGENOTERAPIA A SCOPO PALLIATIVO
Non esiste un consenso unanime sulla strategia di valutazione clinica corretta per l’ossigenoterapia nell’ambito delle cure palliative, mentre esistono molti strumenti per la valutazione della dispnea.
Il gruppo che redige le linee guida dell’ossigenoterapia, propone questo protocollo di valutazione come best practice in ambito palliativo da applicare ai pazienti con neoplasie o con patologie cardio-respiratorie end-stage che presentino dispnea non trattabile, ipossici con SpO2 a riposo <92% o normossiemici, ma nei quali tutti gli altri approcci sono falliti.
Si raccomanda l’utilizzo della scala Numerica di Valutazione in quanto questo tipo di approccio è stato valutato in contesti di evidenza clinica. Per prima cosa è necessario assicurarsi che il paziente riceva il trattamento massimale per le patologie concomitanti, ove possibile, e che la causa reversibile di dispnea sia stata o sia trattata in modo ottimale.
poiché il disagio derivato dalla dispnea può essere multifattoriale, è opportuno assicurarsi che i fattori psicosociali vengano valutati e affrontati
è opportuno ricorrere a misure non farmacologiche, incluso l’insegnamento di tecniche di rilassamento e di respirazione o modifiche dello stile di vita, attraverso il coinvolgimento di fisioterapisti o ergoterapisti
si consiglia di provare un ventaglio prima di considerare l’ossigenoterapia
valutare la somministrazione di oppioidi e la relativa efficacia
Valutare la SpO2 mediante pulsossimetro riposo e/o dopo lo sforzo.
La gravità soggettiva e l’intensità della dispnea devono essere misurati con regolarità per valutare il livello di malessere percepito e l’effetto del trattamento. L’utilizzo di una scala numerica di valutazione (NRS numerical rating scale) con punteggio da 0 a 10 si è dimostrata efficace a questo scopo (0= non dispnea, 10=peggiore dispnea immaginabile).
Il trattamento deve essere mirato sul paziente con punteggio allo score per la dispnea (NRS) ≥4, ed in particolare su coloro che raggiungono un punteggio ≥7. L’utilizzo ripetuto e frequente di una scala standardizzata risulta utile, soprattutto quando si utilizza un approccio personalizzato, rivolto al singolo individuo, come in altri ambiti in cui è difficile predirre il beneficio del paziente.
PRESCRIZIONE
La sensazione di dispnea non è necessariamente correlata con il peggioramento dell’ipossiemia, il flusso di O2 necessario per il sollievo dai sintomi può variare da 2 a 5 l/min.
Il flusso di ossigeno raccomandato è determinato da score dei sintomi e valutazioni individuali, piuttosto che dalla lettura della SpO2. Altre considerazioni sono necessarie riguardo i potenziali rischi derivanti dall’ipercapnia, qualora l’ossigeno venga somministrato con flussi elevati.
DEVICE DI EROGAZIONE
Concentratore o Stroller sulla base delle necessità del paziente.
FOLLOW UP
Al pari della terapia farmacologica, l’ossigenoterapia deve essere basata sull’efficacia e rivista regolarmente al fine di bilanciare i rischi e i benefici che ne derivano.
Molti dei benefici si hanno nelle prime 24 ore e praticamente tutti i miglioramenti funzionali e sintomatologici si hanno nei primi 3 giorni di utilizzo.(1)
Devono essere programmati Il follow-up e la valutazione della risposta clinica.
1.Nonoyama ML, Brooks D, Guyatt GH, et al. Effect of oxygen on health quality of life in patients with chronic obstructive pulmonary disease with transient exertional hypoxiemia. Am J Respir Care Med 2007; 176(4): 343-9
L'ossigenoterapia è una delle terapie più delicate da gestire e la formazione passa anche dallo studio in proprio di documenti che entrano nel dettaglio della quotidianità come questa linea guida.