Lunedì 27 Marzo 2023
nurse 2020301Il lavoro dell'infermiere l'ho iniziato alla fine degli anni 80 in Oncologia Medica a Bologna ed era molto rispettato dai pazienti e parenti perchè era/ero il professionista che si prendeva cura del tuo familiare ma soprattutto colui che ti poteva tradurre quello che aveva detto il medico. La gerarchia era molto sentita e si discuteva a porte chiuse, nessuno si sognava di parlare male del proprio lavoro e mai dei propri colleghi, perchè ti avrebbero gentilmente aspettato a fine turno per dei chiarimenti.

Alla fine degli anni 80 l'infermiere in reparto lavorava su turni, il classico era il PMN-- e i diurnisti M o P, lo stipendio non era un granchè ma la mancanza di infermieri avrebbe portato ad un aumento memorabile all'inizio degli anni 90.

Il collegio IPASVI era lontano, la sua presenza era percepita per la rivista che ricevevi a casa..

Il turno iniziava timbrando il cartellino, nella portineria dell'ospedale una parete con tutti i cartellini e una o due macchine attaccate alla parete che avevano un orologio e una feritoia dove inserire il cartellino di cartone. Uno squillo metallico indicava che avevi timbrato, riponevi il cartellino nel grande portacartellini a parete e via, poi a fine mese gli "ispettori" li controllavano tutti.

In reparto il computer non c'era, sarebbe arrivato pochi anni dopo con windows 3.1, all'inizio utilizzato poco ma progressivamente diventerà lo strumento che conosciamo oggi. Quindi le richieste erano fatte tutte su moduli ed ogni servizio aveva il suo, farmacia, dietista, magazzino, esami ematici, radiologici, consulenze di tutti i tipi, un armadio dedicato ai moduli.

La formazione aziendale era modesta, pochi corsi e decisi dall'azienda, se volevi sapere qualcosa di più c'erano riviste mediche, volumi specialistici lasciati dai rappresentanti oppure chiedevi al medico di reparto che era il punto di riferimento del sapere.

In reparto c'era l'ausiliario che dava le colazioni, faceva le pulizie, le commissioni e il portantinaggio.

Il turno iniziava con la lettura del registro o quaderno consegne, un elenco di cose da fare: all'inizio alcune cose generali, poi paziente per paziente le attività o se andava tutto bene.

Quindi si iniziava a lavorare.

L'infermiere faceva il giro letti in coppia con un collega e a volte con un infermiere generico, che già alla fine degli anni 90 ce n'erano pochissimi perchè in attesa di andare in pensione. Si usava sui pazienti allettati l'alcol saponoso, fatto in reparto pensando di rinfrescare i pazienti.

I letti erano a manovella e i materassi di lana, che quando erano bassi si mandavano a ripristinare, comodissimi e nessuno si lamentava.

Quando il letto era da spostare si prendevano due alzaletti che agganciati al letto ti consentivano di spostarlo, oppure essendo di alluminio lo si alzava a braccia e d'estate venivano portati con i comodini in terrazza e lavati con acqua e sapone sotto acqua corrente.

Il giro della terapia: il foglio terapia era una trascrizione con tutti i rischi dati dall'errore di trascrizione, ma la calligrafia del medico era illeggibile ed era l'unica alternativa. Le siringhe erano di plastica, ma in qualche armadio c'erano ancora delle siringhe di vetro. I farmaci avevano fialette di vetro che dovevano essere indebolite con la seghetta di ferro altrimenti si facevano dei danni.
 
Il giro delle flebo vedeva la preparazione delle flebo e anche dei chemioterapici sul tavolino nella guardiola degli infermieri e poi con il carrello via, si doveva posizionare il butterfly a tutti, il deflussore aveva la linguetta di alluminio e spesso si rompeva.

regolatore deflussore

 
Posizionare il butterfly era rapido, ma purtroppo c'erano dei riposizionamenti, gli stravasi dei farmaci non erano un problema, la maggioranza di essi non davano problemi. Lo stravaso da chemioterapici era un dramma, per questo si sceglievano le vene migliori e si usavano i fermabracci.
NON esistevano le flebiti perchè il butterfly veniva rimosso e non restava in sede, ma le ago cannule stavano arrivando in oncologia a causa della necessità di non avere stravasi.

Le ago cannule ai primi anni 90 hanno portato l'infermiere a porsi delle domande, perchè non c'era una documentazione per l'uso e perchè nessuno aveva fatto corsi, le prime grandi domande;

l'infermiere può posizionare l'ago cannula?

cosa faccio se c'è una flebite?

per non avere coaguli, se eparino devo avere la prescrizione? e il medico faceva la prescrizione.

Domande che oggi farebbero sorridere, ma altre non hanno ancora risposta.

Il paziente in debito di O2 lo vedevi per la dispnea e la cianosi.
La radiografia era su lastre e la tac richiedeva anche 1 mese di attesa.
La temperatura era presa con i termometri a mercurio messi a bagno nel bialcol in un contenitore unico e se si rompevano le goccioline si spargevano ovunque.

Il rapporto infermiere/paziente di pomeriggio e notte era 2/24 mentre alla mattina c'erano anche i diurnisti e la capo sala.

Alla fine degli anni 80 la prevenzione era un'attenzione personale, non c'erano scale di valutazione, come anche raramente eri informato di un congresso o di un convegno.
Lo smartphone, internet e i social non c'erano , a casa c'era il telefono a disco e se non rispondevi nessuno sapeva se eri in casa o in giro.

Gli anni 90 iniziarono con un vigoroso aumento di stipendio, ma poi anche con cambi tecnologici incredibili, il PC diventa sempre più importante, le ago cannule sono sempre più utilizzate, il saturimetro, i cateteri venosi centrali e alla fine degli anni 90 è alle porte il sistema ECM e l'EBM due determinanti che cambieranno e ci porteranno nei tempi moderni.