La riduzione del LDL colesterolo di solo 1 mmol/l (39 mg/dl) riduce il rischio di eventi cardiovascolari (CV) maggiori, del 20%.

A questo punto non sarebbe utile somministrare una statina non solo ai soggetti ad alto rischio cardiovascolare ma anche a quelli a rischio basso ?

 

Attualmente la terapia con statine viene effettuata nel 50% dei maschi >50 e nel 30% delle donne > 65 anni di età che presentano un alto rischio CV (>20% di rischio CV a 10 anni, calcolato con la formula di Framingham). Se dovessimo pensare a curare anche i soggetti con rischio basso, allora si arriverebbe alla somministrazione di una statina al 83% dei maschi >50 ed il 56% delle donne > 65 anni secondo dati calcolati sulla popolazione inglese, oppure a circa 64.000.000 di americani !

 

I pazienti senza evidenza di malattia cardiovascolare non sarebbero forse molto aderenti ad una terapia costante ed uno studio trova addirittura che solo il 25% dei pazienti sarebbero ancora in terapia a distanza di 2 anni dall’inizio. In più, per essere efficace il dosaggio delle statine dovrebbe essere quello ottimale, cioè alto e non “un po’, tanto per prendere una statina”. Quando pensiamo che non tutti i pazienti ad alto rischio CV sono ancora in terapia con una statina, somministrarla addirittura a chi di rischio ne ha poco non sembra del tutto ragionevole e sensato.

 

Un altro elemento a cui pensare prima di somministrare un farmaco di qualsiasi tipo sono anche i suoi effetti indesiderati. Il più importante rischio che riguarda le statine e quello di “agevolare” lo sviluppo del diabete mellito (DM). E’ stato dimostrato che nei pazienti che presentano già fattori di rischio di sviluppare DM (sindrome metabolica, valori anomali della glicemia a digiuno, BMI > 30 Kg/m2, HbA1C >6%) la rosuvastatina, da una parte ha ridotto significativamente il rischio CV ( infarto del 39%, mortalità totale del 17%), ma dall’altra ha aumentato non di poco quello del DM (28% in più di nuovi casi). In altre parole per ogni 134 eventi CV o morte risparmiati si hanno 54 nuovi casi di DM. Nei pazienti senza fattori di rischio per DM non è stato riportato alcun aumento della sua incidenza durante il followup eseguito nel periodo di terapia con rosuvastatina.

 

Prima di tirare delle conclusioni definitive per “pro o contro le statine a tutti” bisognerebbe avere le idee molto più chiare sulla differenza del effetto diabetogeno delle diverse statine, in che misura l’associazione di altri farmaci che interferiscono negativamente con il metabolismo glucidico (beta-bloccanti, diuretici tiazidici, ecc) possono aumentare l’effetto diabetogeno delle statine, ed in che misura altri farmaci ancora (ACE-inibitori, antagonisti dei ricettori dell’angiotensina, metformina, ecc) possono eventualmente mitigare questo effetto indesiderato delle statine.

 

Quindi, per il momento ne derivano due importanti take-home messages :

1. per il momento, la statina va consigliata ai pazienti che si trovano nella fascia di alto rischio CV e nei pazienti con malattia CV conclamata;

2. i pazienti in terapia primaria o secondaria di prevenzione della malattia CV, soprattutto quelli con fattori di rischio di sviluppare DM devono essere attentamente seguiti (monitoraggio regolare della glicemia, diminuzione del peso corporeo, aumento dell’attività fisica) per ridurre al massimo la probabilità di comparsa della malattia diabetica quando vengono associate le statine.

 

 

Fonti:

Lancet 2012 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22607822

JAMA 2002 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12132976

Lancet 2012 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22883507

 

 

 

Dott. Vladimir Guluta

Cardiologo presso Maria Cecilia Hospital

Cotignola (RA)

 

Guluta