Il film racconta la vita e la morte della giornalista Marie Colvin corrispondente di guerra, la storia entra nel dramma della guerra e della violenza senza motivo.
Marie Colvin si mette in gioco molto per raccontare la verità e la sofferenza delle persone, quella sofferenza del popolo che nessuno racconta perchè coperta dai comunicati ufficiali.
Lei vede con i suoi occhi il dolore e la sofferenza, che gli entrano dentro e la sua storia trova analogie per la sofferenza vista dagli infermieri tutti i giorni.
La guerra privata è quella di Assad in Siria e malgrado lei fosse sotto i bombardamenti di Homs con il rischio imminente di morire dove la fuga sembrava l'unica possibilità, lei sceglie di restare.
Marie sceglie di restare a Homs e cercherà di fare il possibile, infatti lascia un'intervista alla BBS mentre i bombardamenti erano in atto dove denuncia Assad che da bambino guardava suo padre distruggere una citta e lui stava facendo lo stesso.
Il giorno dopo l'ennesimo bombardamento indiscriminato che la ucciderà.
Poi avviene la trasformazione al fronte donna lucida con un nobile scopo, a casa lo stress e gli incubi la trasformano in un'alcolista e una fumatrice accanita che si trascura a tal punto da avere i denti marci.
Il dolore della guerra è un argomento enorme e nobile, ma il film è anche un esempio di come quando per lavoro si è a contatto con una sofferenza continua, questa ti trasforma ti fa male dentro si prova a cercare una via di fuga.
Il film è bello, e usarlo come traccia per una riflessione sulla professione dell'infermiere può sembrare una forzatura, ma chi non ha mai sentito di un infermiere o OSS che si è suicidato o che è sempre pronto ad ubriacarsi o fumare in modo ossessivo o a fare foto moralmente inaccettabili o ad abusare di farmaci..
Quando sentiamo o vediamo questi colleghi pensiamo sempre che sia altro che li ha portati ad essere così.
Il pensiero che un lavoro a contatto con il dolore causi un accumulo di dolore dentro e che non lo si riesca ad elaborare lo escludiamo, perché altrimenti ci dovremmo chiedere quando potrebbe toccare a me o a te, e se saresti in grado di capire che hai bisogno d'aiuto.
L'infermiere un professionista che non si ammala mai e spesso fa da solo per non pesare sui colleghi e questo è un dato di fatto,ma se si può risolvere un mal di pancia un problema psicologico, no.
Infine riconoscere che l'infermiere è un essere umano e che si ammala davanti a tanta sofferenza crea un problema perché le malattie sul lavoro sono sotto la responsabilità del medico competente e se non in casi eclatanti, dal punto di vista psicologico non può fare nulla.