• Home
    • Registrati
    • Login
    • Richiesta dati e cancellazione
    • Recupera nome utente
    • Recupera password
    • Contattami
    • Descrizione InfermieriAttivi.it
    • Sitemap
    • Cerca con Google
  • Infermieri
    • Infermieri: news e attualità
    • Alert
    • Successi ed esperienze
    • Libri e riviste online
    • Web
    • Shop infermieri:
    • Diventare infermieri
  • Studenti
    • Tesi
    • Patologie
  • Formazione
    • Corsi FAD Gratis
    • Corsi e congressi
    • FAD e-learning
    • Master infermieri
  • Lavoro
    • Concorsi e avvisi per infermieri
    • Lavoro consigli, pareri
    • Offerte lavoro
    • Libera professione
    • OSS
    • Annunci lavoro e mobilità
    • Concorsi Aziende Sanitarie
  • Normative
    • CCNL sanità privata
    • CCNL sanità pubblica
    • Infermieri normative
    • Sicurezza e tecnologie
    • Sentenze e leggi
  • Tecniche
    • Area critica
    • Cardiologia
    • Lesioni da Pressione
    • Procedure e protocolli
    • Ricerca infermieristica
    • Scale di valutazione
    • Tecnologie infermieristiche
  • Salute
    • In ospedale
    • Raccomandazioni
    • News Salute
    • Benessere
    • Prodotti e farmaci
  • Risorse
    • Quiz online per infermieri
      • Quiz concorsi
      • Quiz Laurea Magistrale
      • Quiz professioni sanitarie
      • AREA Concorsi
    • LG, procedure, protocolli
    • Link consigliati
    • Categorie News
    • Lista tags completa
    • Iscrizione Newsletter
    • Archivio Articoli
    • Newsletter inviate
  • Forum
 

Pubblicità

Infermieri: news e attualità

Dall'ambulatorio al reparto Covid, il cambiamento

Dettagli
Scritto da Franco Ognibene
Categoria: Infermieri: news attualità e il quotidiano delle esperienze
Pubblicato: 20 Luglio 2021

Come si sposta un infermiere dall'ambulatorio al reparto Covid?

Le fasi sono state rapidissime, un giorno la coordinatrice chiede chi si vuole spostare, il giorno dopo un corso e il giorno dopo inizi nel nuovo reparto.

Era il febbraio 2020, la situazione era chiara, il Coronavirus stava dilagando, un giovedì la coordinatrice convoca tutti gli infermieri e ci informa che cercava 4 volontari, ci offrimmo in 6.

 

 

 

Il cambiamento era già arrivato negli ambulatori, il numero di pazienti che si potevano seguire era stato ridotto, entravano solo i pazienti registrati e i parenti strettamente indispensabili. Ma molti che dovevano fare degli esami o visite di follow-up chiamavano e chiedevano di essere spostati.

I pazienti stessi stavano riducendo i contatti allo stretto necessario.

Io sono stato scelto per essere fra quelli trasferiti, anche se non sapevo dove sarei stato trasferito volevo dare il mio contributo.

Informo mia moglie e le figlie, orgogliose del mio impegno.

La situazione pandemica richiedeva più attenzioni verso le possibilità di contagio e già i giornali parlavano di focolai nei reparti che fossero Covid o non Covid.

Questo ha fatto si che per 6 mesi sentii i miei suoceri e mio padre solo al telefono.

Il giorno dopo era stato organizzato un corso sulla vestizione/svestizione per assistere i pazienti Covid, non era ancora finito il corso quando ricevo la telefonata con l'assegnazione del reparto e la data di inizio, il giorno dopo.

Il mio reparto di assegnazione era la medicina d'urgenza, trasformata in reparto Covid che accoglieva i pazienti dal PS, veniva monitorata la gravità e in pochi giorni il paziente era inviato in un reparto o direttamente in terapia intensiva.

L'assistenza con i DPI penso faccia comprendere subito al paziente la gravità della situazione e molti erano comprensivi, era un'assistenza a cui non ero abituato perchè mi limitava molto.

La vista si appannava e se non si appannava poteva esserlo lo schermo facciale.

Avendo due paia di guanti anche solo fare un prelivo diventava più difficoltoso anche davanti ad una vena di grosso calibro.

I movimenti dovevano essere controllati, altrimenti dopo pochi minuti saresti stato sudato spolto.

Quando eri dentro la camera del paziente, ti preparavi tutto, ma mancava sempre qualcosa e un infermiere o un OSS era sempre in corridoio per aiutarti.

La comunicazione con i pazienti era l'aspetto più difficoltoso, è cambiato il tono di voce, non c'era più la mimica del volto e abbiamo imparato a comunicare con gli occhi.

Poi per fortuna sono arrivati i tablet per consentire un contatto più umano fra il paziente e la sua famiglia.

A fine turno la doccia, tutti la facevano, non si voleva correre il rischio di portare il Coronavirus a casa, anche se sapevi che poteva essere chiunque.

Il lavoro è proseguito, senza giorni di ferie, due mesi sono volati e a un certo punto i ricoveri si riducono e una telefonata mi comunica che il giorno dopo riprendo in ambulatorio.

La prima ondata era finita, abbiamo contato oltre 80.000 decessi e molti avranno danni e invalidità permanenti, ma non basta abbiamo potuto conoscere anche la paura più intima dell'uomo, che si manifestava nei social con la negazione o peggio con il voler convincere gli altri.

La prima ondata ha visto uno sforzo incredibile per contenere i danni e speravamo che la natura avesse fatto il suo corso, come una normale epidemia influenzale.

Le notizie dai paesi vicini e dal mondo non erano confortanti, l'epidemia di Coronavirus dilagava, e la seconda ondata arrivò in Italia con l'autunno.

 

Foto di Helena Jankovičová Kováčová da Pixabay 

 

  • Articolo precedente: L'infermiera fra i 5 lavoratori più anziani di sempre, in pensione a 96 anni Indietro
  • Articolo successivo: E la manifestazione degli infermieri ha inizio Avanti

Copyright ©2022 InfermieriAttivi.it


versione light - vedi sito originale

Questo sito utilizza i cookies, l'informativa estesa è al link