Gli incentivi sono un importante mezzo per attrarre e trattenere il personale nonché per motivare e migliorare le loro prestazioni. Gli incentivi possono essere non economici (orari flessibili, autonomia nel lavoro, sviluppo di carriera…). Svolgono anche essi un importante ruolo di qualità delle prestazioni.
La mancata considerazione di un sistema di incentivi adeguato potrebbe causare risultati sfavorevoli come il logoramento del personale e l’aumento dei costi organizzativi.
Spesso per mancanza culturale di chi ricopre posizioni dirigenziali si ha l’abitudine di considerare i costi organizzativi come costi del personale.
In questo modo non si vuole riconoscere la propria incapacità di gestire l’organizzazione.
Sarebbe utile, allora, valutare il trasferimento dei compiti come un processo di delega di determinate attività a operatori sanitari meno specializzati. Con la riorganizzazione del personale e la condivisione delle responsabilità, lo spostamento dei compiti fornisce una soluzione percorribile per consentire un utilizzo efficiente delle risorse umane.
Come però, è stato fatto in modo sbagliato e cioè andando ad incidere sul solo costo del personale infermieristico perché quantitativamente consistente. Ciò però ha portato ad un risparmio inutile ed ad un peggioramento della qualità assistenziale.
Si è pensato, quindi, negli ultimi anni di risparmiare sui pochi spiccioli che rappresenta il costo degli infermieri.
Praticamente si è cercato di sostituirli con personale ausiliario, poco specializzato e meno formato rispetto all’infermiere, sul quale non è necessario neanche investire sulla loro progressiva formazione e aggiornamento. Purtroppo, i risultati di alcuni studi mostrano che un numero elevato di infermieri qualificati è associato alla riduzione della mortalità e degli eventi avversi dei pazienti. Al contrario, un ampia ricerca condotta in Inghilterra, ha mostrato che un impiego maggiore di operatori socio sanitari rispetto agli infermieri porta ad un maggior tasso di mortalità negli ospedali.
Questo cronico scarso investimento nel settore sanitario, prevalentemente dedito al personale, in combinazione con le precarie condizioni e politiche sul lavoro , come la bassa remunerazione, i carichi di lavoro pesanti e l’esposizione ai rischi professionali, hanno portato ad un deterioramento delle condizioni di lavoro in molti paesi.
Questi ambienti di lavoro malsani, in quanto tali, diffusi anche nelle varie realtà italiane, spingono gli infermieri lontano dai loro paesi, in cerca di condizioni di lavoro migliori e di una adeguata retribuzione, peggiorando cosi la carenza infermieristica nei loro paesi d’origine. In realtà le ragioni principali che spingono a migrare sono la mancanza di sostegno dei dirigenti , l’assenza di coinvolgimento nei processi decisionali, la mancanza di risorse e di attrezzature, la mancanza di promozioni e i carichi di lavoro pesanti.
Queste sono le vere motivazioni che spingono infermieri in Italia a cercare in continuazione le condizioni più idonee di lavoro e anche alle proprie esigenze incrementando i numeri nei vari concorsi che vengono espletati e di conseguenza incrementando un bussiness che si cela dietro.
I vantaggi, invece, degli ambienti di lavoro positivi includono: minori tassi di assenteismo e di turnover, aumento della motivazione personale e della produttività, migliori prestazioni lavorative.
La chiave per liberare il potenziale di un organizzazione e portarla all’eccellenza sta nel mettere il potere nelle mani delle persone che svolgono il lavoro – james M.Kouzes.