Il 12 maggio si è celebrata la "Giornata Internazionale dell'Infermiere", da quando ho intrapreso il mio percorso professionale, questa è la sesta Giornata che vivo. Da studente, preso dall'euforia di quegli anni, senza un confronto tangibile con la cruda realtà del lavoro, avevo poco su cui riflettere.
Ma adesso, da Infermiere inserito nel mondo del lavoro, qualche spunto di riflessione mi viene naturale.
Durante i miei studi, mi era stata presentata una figura dell'Infermiere intellettualmente autonomo e indipendente, che mette in atto le proprie competenze e conoscenze in seguito a valutazioni soggettive di ogni situazione.
Ma è realmente così?
Ci si prova a mettere in atto questo modus operandi, ma il più delle volte,nel momento in cui il contesto clinico richiede di farla fuori dall'abituale vaso, si viene bloccati al grido di:
"Ma guarda che abbiamo sempre fatto così".
Con una sola frase finiscono nel gabinetto (anzi, nella padella) la legge n. 42 del 1999 e il Profilo Professionale dell'Infermiere.
Dopo 6 anni dall'inizio del mio percorso, non vedo miglioramenti da questa condizione.
Siamo un popolo di Infermieri laureati, ma il popolo reale, il paziente medio (col caregiver al seguito) ci vede il più delle volte come soddisfattori dei bisogni di base.
Per carità, siamo esseri umani prima che laureati, ma ad oggi siamo considerati più un personale di supporto che professionisti autonomi.
C'è un'apposita categoria per l'assistenza di base, che segue le nostre indicazioni (e non il contrario).
Quante volte un caregiver ci chiede chiarimenti su una situazione clinica?
E quante volte, di fronte alla nostra risposta, la controrisposta è: "Mi faccia parlare col medico"?
E io per cosa ho studiato, per sollevarti lo schienale del letto?
Non voglio essere considerato un bravo Infermiere solo per la parolina dolce, la battuta simpatica o il bacino in fronte; quello è il mio lato umano, per fortuna non l'ho appreso dai libri ma ce l'ho da quando sono nato.
Vorrei che una mia osservazione non sia il più delle volte permeata dallo scetticismo di chi considera un Medico portatore di Verità Assolute in quanto Medico e tutti gli altri elargitori di informazioni poco attendibili. Siamo un potenziale enorme, ma totalmente inespresso, a causa di retaggi pregressi che faticano a rimanere indietro. E il più delle volte siamo noi la causa di ciò.
Non è una polemica, ma semplicemente uno stimolo verso una maggiore presa di coscienza da parte di noi stessi in primis.