Come ogni anno, nella fase ciclica delle stagioni e degli eventi, ci avviciniamo al Primo Maggio, festa del lavoratore in ogni sua forma e natura (o di quelli che ne rimangono tali per definizione), aspettando poi la giornata internazionale dell'infermiere del 12 maggio.
In questa connessione di eventi anche noi siamo diventati, nelle forme lavorative come tutte le professioni, sempre più mutanti per esigenza, sopravvivenza e soprattuto per agire, ovvero poter assistere.
Nella giornata di celebrazione del lavoratore su Rai 1 in seconda serata andrà in onda un servizio sul settimanale di approfondimento Tv7, un cammino nel mercato libero, dei liberi professionisti, di cui faccio parte ed ho potuto occuparmene tra le iniziative che porto avanti.
Una volta poteva essere un traguardo la partita IVA, come scrive Franco Ognibene in "L'infermiere la libera professione e il libero mercato... giochi di parole?", oggi invece in parte rappresenta un dramma che parte dalla disinformazione, dal tariffario abolito pre-crisi, in concomitanza del blocco del turn over a crisi iniziata.
Nelle strutture sanitarie compare un fenomeno di esternalizzazioni, per me questo significa carenza di fiducia e mancanza di valori, i lavoratori nell'accezione più negativa connotabile in "votificio", sostituiscono le "risorse umane".
Oggi la libera professione infermieristica è caratterizzata da territorialità regionali diversificate economicamente ma anche culturalmente che spesso coincidono come caratteristiche di sistema, dentro la sanità che eroga servizi e fuori come i cittadini che richiedono assistenza.
Nel nord rispetto al centro-sud le possibilità sono molte e si identifica anche come scelta facoltativa e magari specialistica sul territorio, nel centro Italia e nel meridione invece è quasi d'obbligo per lavorare.
Nell'intervista rilasciata alla RAI denuncio proprio queste situazioni disparitarie, nelle tariffe, nei trattamenti, nel demansionamento. Si parla di studi di settori e dati che si attendono dai controlli conclusi a dicembre dello scorso anno richiesti dalla Legge 92/2012 (riforma Fornero) in materia di controlli e verifiche dei rapporti di lavoro autonomo e sulle monocommittenze. I dubbi sollevati sull'accesso ai regimi minimi agevolativi.
Il fenomeno delle partite IVA nella nostra categoria va osservata nei numeri, secondo i dati del CENSIS sono 39 mila i libero professionisti per un volume di affari di 25 mila € lordi, secondo stime del 2013 dell'Ente di Previdenza ed Assistenza della Professione Infermieristica (ENPAPI) una cassa giovane che ancora può essere regolata è gestita nel miglior modo a differenza da casse previdenziali di altre professioni con più anni di attività e tanti problemi alle spalle.
In Italia ci sono circa tre milioni e mezzo di lavoratori a partita IVA, un milione ed ottocento sono laureati (il 53% e di questi rappresentiamo il 2,16%), sul totale il 43% non supera un reddito lordo di 14 mila €, il 10,7% guadagna dai 20 ai 25 mila €, il 9,1% guadagna tra i 25 ed i 30 mila €.
Questi dati ci fanno capire che la tendenza di questa forma lavoro e ancora bassa e che rientriamo tira le fasce di guadagno con le proporzioni più rilevanti (non ho riportato tutte le atre).
Quali sono gli interventi necessari per il futuro?
In virtù della profonda crisi economica, si ritiene necessario proporre degli standard tariffari tornando a una situazione pre-riforma Bersani di modo che si tuteli, anche nel privato, minimi salariali adeguati a responsabilità e competenze proprie del nostro profilo.
Ad oggi, sembra giusto ricordare che molti professionisti, e non solo nell'area sanitaria, in libera attività percepiscono meno degli operai. Non si vuole sopravvalutare queste professioni ma di sicuro si deve tenere conto della formazione universitaria e al contempo della totale negazione di tutele minime, come la malattia, la maternità o le ferie.
Il modello lavorativo nel nostro Paese è cambiato, oggi si deve riconoscere diritti inalienabili e nuove realtà consistenti di forme lavorative.
Alessandro Rullo, infermiere
Gruppo Infermieri disoccupati e/o precari
Pagina Infermieri disoccupati e precari
Idati in sintesi:
39000 infermieri a partita IVA
3400000 professionisti a partite IVA
1802000 sono laureati (53%) di questi il 2,16% sono infermieri
Fasce prevalenti di guadagno dei libero professionisti:
45% non guadagna >14000€
10,7% guadagna 20000-25000
9,1% guadagna 25000-30000